«Quello che non capisco è perché adesso ce ne stiamo qui a cercare di imbrogliarci a vicenda, a fingere di essere una famiglia normale, persone normali».
Quando il cadavere di un uomo viene ripescato nel fiume, Nico, sedici anni, è certo di sapere di chi si tratta. Per una ragione molto semplice: è stato lui a ucciderlo. O almeno cosí crede. Nel tentativo di ricostruire i fatti, per assolversi o condannarsi, si ritrova a scavare nelle bugie della sua famiglia e a cercare l’origine della loro infelicità, che come una malattia si è propagata e ha infettato ogni cosa. Persino i desideri. Magari tutto è cominciato quando suo padre, un ingegnere in cerca della felicità termodinamica, ha iniziato a riempire la casa di oggetti che lui stesso avrebbe voluto inventare. O quando sua madre, con un diploma di laurea che prende polvere in un cassetto, ha sognato di perdersi dentro i libri che ama e sparire per sempre. Oppure nel momento preciso in cui Nico ha guardato suo zio e ha temuto di somigliargli. O magari un motivo non c’è, succede e basta, che le vite precipitino. La certezza diventa presto una sola: per quella morte tutti avrebbero un movente, perché tutti hanno qualcosa da nascondere.
A tratti crudele, a tratti ironica, sempre efficacissima, la scrittura è la vera arma di questo romanzo mondo. Un noir familiare che si legge d’un fiato, un ordigno perfetto che ci lascia intravedere la distanza minima tra chi siamo e chi potremmo essere.
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«Il nuovo libro di Barbara Frandino non è (solo) un giallo. È la discesa nel sottosuolo umano e psichico di Nico, ragazzo di sedici anni che sta mettendo le mani nella vita. Ed è uno sguardo feroce e autentico tra le pieghe di una famiglia» (Francesca Bolino, «la Repubblica»).
«È un giallo di fantasia Tremi chi è innocente, ma scrivendolo Barbara Frandino ha riaperto stanze dentro di sé: “avevo piú o meno l’età di Nico, il protagonista del romanzo, quando ho stipato là dentro ferite, paure e la consapevolezza che delle persone che amavo non avrei mai capito niente”». Su «La Stampa» l’intervista di Miriam Massone.
«E poi c’è la questione del femminile e del maschile, e quel senso di inadeguatezza che Nico sente rispetto al mondo fuori e al modello maschile che vuole i ragazzini felici ma anche performanti, ma anche machi», racconta l’autrice sul «Corriere della Sera».
«Un romanzo di formazione, ironico quanto profondo, che rende tangibili le ripercussioni che i contrasti familiari hanno sui figli adolescenti, spesso sprofondati nel vuoto esistenziale, proprio come Nico» (Gabriella Cantafio, «Il Foglio»).
Barbara Fradino si racconta e racconta il romanzo: