Liceo Nomentano, Roma
Classe: III M
Docente: Silvia Vitucci
Caro Fabio,
ho iniziato a scrivere questa lettera appena ho staccato gli occhi dall’ultima pagina del romanzo La scomparsa delle farfalle. I pensieri, le riflessioni, le impressioni erano troppe per rimanere intrappolate nella testa e ho sentito la necessità di scriverle su un foglio di carta. Mi sono posto una domanda che durante la lettura del romanzo continuava ad echeggiare nei miei pensieri e alla quale forse non esiste una risposta: qual è il momento preciso in cui si passa dall’adolescenza alla vita adulta, in cui si smette di essere ragazzini e si diventa uomini e donne?
Come dicevo prima forse non si cessa mai di essere bambini, ma semplicemente accade qualcosa che ci fa percepire un cambiamento, che ci fa percepire la fine di un’epoca che non tornerà mai piú. Ho riflettuto molto su questa domanda e gli avvenimenti che ci portano verso un cambiamento sono molto soggettivi e forse è per questo che non esiste un momento in assoluto in cui l’adolescenza termina. Per alcuni può esserlo la perdita di una persona cara (come la morte di Azeglio), una relazione amorosa, può essere come nel caso di Andrea la scomparsa delle farfalle da quel luogo che li aveva legati nei primi periodi di conoscenza.
Attraverso la lettura del romanzo ho anche riflettuto sul ruolo della pioggia (del temporale nel caso di Andrea); molte volte essa si comporta come una scintilla in grado di rievocare alla mente numerosi ricordi e numerose emozioni. Capita molto spesso, in macchina, di guardare fuori dal finestrino, di ascoltare il dolce ticchettio della pioggia e di essere trasportati nel passato e rivivere momenti a cui siamo particolarmente legati. Sembra quasi che tali fenomeni atmosferici si comportino come macchine del tempo, con l’unica differenza che la destinazione la decide il nostro cuore.
In conclusione ho trovato il romanzo ricco di spunti per numerose riflessioni e ottimo per noi adolescenti per interpretare il nostro cammino in questo periodo fondamentale.
Un saluto riconoscente.
Matteo