Uno struggente romanzo corale, un cantico degli ultimi che si interroga, e ci interroga, su cosa significhi davvero essere liberi o prigionieri.
Diego ha nove anni ed è un animale senza artigli, troppo buono per il quartiere di Napoli in cui è cresciuto. I suoi coetanei lo hanno sempre preso in giro perché ha i piedi piatti, gli occhiali, la pancia. Ma adesso la cosa non ha piú importanza. Sua madre, Miriam, è stata arrestata e mandata assieme a lui in un Icam, un istituto a custodia attenuata per detenute madri. Lí, in modo imprevedibile, il ragazzino acquista sicurezza in sé stesso. Si fa degli amici; trova una sorella nella dolce Melina, che trascorre il tempo riportando su un quaderno le «parole belle»; guardie e volontari gli vogliono bene; migliora addirittura il proprio aspetto.
Anche l’indomabile Miriam si accorge con commozione dei cambiamenti del figlio e, trascinata dal suo entusiasmo, si apre a lui e all’umanità sconfitta che la circonda. Diego, però, non ha l’età per rimanere a lungo nell’Icam, deve tornare fuori. E nel quartiere essere piú forte, piú pronto, potrebbe non bastare.
Leggi un estratto.
Le madri non dormono mai ha vinto il Premio Elsa Morante 2023.
«Lorenzo Marone accarezza le storie dei liberi e dei prigionieri senza far differenza tra loro, ascoltando ogni voce e andando a scoprire ogni taglio lasciato sull’anima» (Viola Ardone su «tuttolibri – La Stampa)».
«È forse il piú tagliente e inquieto romanzo di Lorenzo Marone. Una storia a piú voci, che non esclude la speranza ma non risparmia pugni allo stomaco» (Conchita Sannino, «la Repubblica»).
«Le madri non dormono mai ci porta dentro le storie. Forse, come è per i buoni romanzi, ancora di piú che se quelle storie fossero vere» (Giulia Zeno, «La Lettura – Corriere della sera»).
«Se Elsa Morante aveva l’ambizione di raccontare la grande storia, qui Marone compie il movimento inverso e racconta una piccola storia che ci riguarda tutti e da cui nessuno può chiamarsi fuori. Gli occhi di Diego ci scrutano e ci fissano, ci aspettano e ci obbligano a non lasciarlo solo, a non tradirlo» (Giacomo Giossi, «Il Foglio»).
Luciana Littizzetto ha scritto su Instagram : «Un bellissimo romanzo morbido e intimo in cui le parole sono scelte con cura, che racconta la sottrazione, la perdita, il senso che la vita ci strappa senza dirci il perché».
«Un romanzo certamente sulla maternità dolorosa, spezzata, ma pur sempre maternità e sulla libertà agognata, temuta, ingabbiata ma anche sull’amicizia che annulla le distanze e unisce differenti solitudini» (Ilaria Zaffino, «la Repubblica»).
«Un viaggio in quel mondo sfaccettato e sofferente, ma a tratti scosso da caldi lampi di luce, che è la detenzione minorile» (Giulia Galeotti, «L’Osservatore Romano»).
Su Radio Capital l’intervista di Daria Bignardi.
Lorenzo Marone ha raccontato il romanzo al Salone del libro di Torino