Una rilettura appassionante della rivalità tra due potenze del mondo antico che, nel corso dei secoli, sono diventate punti di riferimento per filosofi, politici, sociologi e rivoluzionari.
Da un lato un ordinamento democratico, innovativo, aperto agli scambi e al commercio; dall’altro un mondo chiuso, conservatore, ispirato a valori di tipo militare in nome dei quali i cittadini accettavano con orgoglio le restrizioni delle libertà individuali. È cosí che sono sempre state descritte Sparta e Atene, ma come distinguere la realtà dalla rappresentazione? Dopotutto le due poleis erano nate dalla stessa cultura, parlavano la stessa lingua, onoravano gli stessi dei. Avevano combattuto fianco a fianco contro un comune nemico, i Persiani, prima di trasformarsi da alleate in nemiche.
Partendo dal racconto di questo antagonismo, con un’attenzione speciale alle istituzioni sociali oltre che politiche – in particolare alla formazione del cittadino e alla condizione femminile -, Eva Cantarella approda al «riuso», operato da parte della cultura occidentale, di due sistemi che, di volta in volta, sono stati invocati tanto da chi aspirava a fondare uno Stato democratico, tanto da chi voleva dar vita a uno Stato autoritario, totalitario, tirannico.
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«Non è semplice raccontare Sparta e Atene senza cadere negli stereotipi che si rinnovano di generazione in generazione. In Sparta e Atene. Autoritarismo e democrazia Eva Cantarella lo fa con la consueta eleganza» (Mauro Bonazzi sul «Corriere della Sera»).
«Con dovizia e competenza di classicista ma anche con una prosa felicemente divulgativa, qualità che da sempre coesistono nella sua luminosa produzione di studiosa, Cantarella racconta al lettore anche non specializzato come funzionassero rispettivamente Sparta e Atene» (Lisa Ginzburg su «Avvenire»).
«Un libro che analizza i miti cresciuti intorno alla contrapposizione tra Atene e Sparta» (Giorgio Ieranò, «Tuttolibri – La Stampa»).
«Canrarella si dà il non banale compito di illuminare in poco meno di duecento pagine il senso di ciascuno dei due termini, consapevole che le rappresentazioni tramandate non sono facilmente distinguibili dalla verità storica, ma senz’altro decisa a far piazza pulita fin dalle prime righe dei clichés, dei pregiudizi e delle antinomie meccaniche» (Nicola Gardini, «Il Sole 24 Ore»).
«Siamo abituati a pensare a Sparta come al posto dove i neonati venivano gettati da una rupe e ad Atene come la città in cui passeggiava Platone. Bene, le cose stanno cosí, ma anche al loro contrario, e ci sono mille aneddoti che scompongono questa idea, fino a comporne una finale: cioè che le due città si giocarono il tutto per tutto, come se avessero saputo che dopo 2000 anni ancora ne avremmo ragionato» (Valeria Parrella su «Grazia»).
Sulla pagina Facebook di IBS, l’intervista all’autrice: