«Per me è stata una festa bellissima: cercare le donne, leggerle, sceglierle, studiarle, raccontarle».
L’amicizia, l’invidia, l’amore, lo smarrimento, la paura, l’ambizione, i figli, gli uomini, le risate, il coraggio. E la libertà: conquistarla, gettarla via, riprendersela in un istante di grazia. Raccontare le donne significa raccontare una forza che all’improvviso squarcia tutto, oppure si nasconde, o cammina piano e prepara la strada a chi verrà dopo.
Che cosa pensano le donne, a che cosa credono, quante vittorie, sconfitte, speranze e segreti hanno dentro di sé? Quanta rabbia e quanto divertimento? Fuori dal solito affresco di eroine affrante, abbandonate, sottomesse, oppure impossibili e ribelli, c’è un mondo vivissimo, sorprendente e complesso che chiede di essere raccontato, e c’è il movimento mai stanco della scrittura e dell’esistenza. È la festa della società sovversiva delle ragazze.
Annalena Benini è andata a cercare, fra i racconti piú belli della narrativa mondiale, i luoghi in cui le donne dicono chi sono davvero, dentro il semplice e inesauribile groviglio dell’essere vive. Da Virginia Woolf a Chimamanda Ngozi Adichie, da Clarice Lispector a Patrizia Cavalli: un canone imprevisto e contemporaneo, in cui le donne riconosceranno molto di sé e gli uomini, oggetto d’amore e di guerra, potranno specchiarsi.
Leggi un estratto.
«Ne I racconti delle donne parlano voci diverse e potenti, spiazzanti e libere, soprattutto libere, di quella libertà che viene dalla gioia e premia il coraggio portando la luce dopo il disastro» (Nadia Terranova, «Il Foglio»).
«Preziosa questa antologia, anche per le accurate postille di Benini a ogni racconto» (Elena Stancanelli, «D – la Repubblica»).
«Questi racconti li vedi esplodere. Li vedi prendere forma sotto i tuoi occhi, parola dopo parola, infuocarti la testa mentre stai leggendo, insinuarsi nei tuoi ricordi e nella tua esperienza e in quello che sai di te e del mondo […] Questi racconti sono tra i piú belli che ho letto» (Antonella Lattanzi, «La Stampa»).
«Ciò che avvicina scrittrici sideralmente lontane come Dorothy Parker e Yourcenar, è il come, non tanto il che cosa. Un come che si esprime in un modo di raccontare con una felice spudoratezza che forse gli scrittori uomini, piú attenti, piú prudenti, piú sicuri di sé, piú stanchi, senza il bisogno di sentirsi “legittimati”, non riescono piú a mettere tra le pagine» (Pierluigi Battista, «Corriere della Sera»).
«Un libro incantevole» (Daria Bignardi, «Vanity Fair»).
«Una mappa che conduce negli anfratti dell’anima femminile, un inventario di situazioni nelle quali tutte ci siamo trovate o ci troveremo prima o poi» (Sara Mostaccio, «Elle»).
«Quando finirete di leggere questo libro straordinario, penserete anche voi che ne valeva la pena» (Margherita Ghilardi, «il manifesto»).
Ritanna Armeni sulla sua pagina Facebook ha scritto: «Ogni racconto mi turbava e mi ricomponeva. Li ho centellinati e amati […] Un libro meraviglioso che si vorrebbe continuare a leggere e a scrivere».
Andrea Marcolongo su Twitter: «Annalena Benini è riuscita a raccontare tutte le donne che siamo state, e che saremo, dando parola alle voci della letteratura».
Annalena Benini racconta l’antologia al Centro Pecci di Prato: