Un testo imprescindibile per capire la generazione smartphone.
La tesi di Jean M. Twenge è semplice ma rivoluzionaria: i ragazzi non sono piú quelli di un tempo. Sono nati negli anni zero del Duemila, sono cresciuti costantemente connessi, immersi negli smartphone (iPhone in particolare) e nei social network.
La rete ha preso il sopravvento sui rapporti faccia a faccia e i giovani di oggi sono piú aperti e piú attenti delle precedenti generazioni, ma anche piú ansiosi e infelici. E sono immaturi, infantili: non bevono, usano meno droghe, ma sono anche meno pronti ad affrontare la vita reale, al punto di essere sull’orlo della peggior crisi esistenziale di sempre.
Leggi un estratto.
«La colpa di questa epidemia di solitudine, frustrazione e nevrosi nella generazione di 13-19 anni è – secondo Twenge – di cellulari e tablet, che assorbono cervello, anima e cuore dei nostri ragazzi» (Gianni Riotta).
«Twenge ha certamente il merito di sollevare l’attenzione sulle crescenti difficoltà psicologiche degli adolescenti e sulle possibili connessioni con le nuove tecnologie» («Il Sole 24 Ore»).
«I nostri figli iGen sono fisicamente piú sicuri di qualunque generazione precedente, senza un graffio; ma molto piú vulnerabili sotto la pelle» («Io Donna»).
«Un tentativo di comprendere i giovani della IGeneration» («il manifesto»).
«Una lettura utile e preziosa» («L’Indice»).
L’intervista all’autrice pubblicata su «la Repubblica».
«Il libro di Twenge lancia un allarme e ci pone di fronte a una domanda essenziale: e adesso cosa facciamo?» («Chicago Tribune»).
L’intervento di Jean Twenge a TED: