La maggior parte delle strade dedicate ai morti delle Ardeatine si trova in periferia. Perché da lí venivano tanti degli antifascisti giustiziati. Spesso in quelle strade ci sono anche delle targhe. Ognuna di loro porta scritto un nome – Antonio, Giovanni, Pasquale – e racconta qualcosa di importante, qualcosa che si dovrebbe ricordare. Passandoci accanto distratti si può però pensare raccontino una storia corta come un trafiletto nei libri di scuola. Ma se la stessa storia la si ascolta invece dalla voce della sorella di Antonio, del padre di Pasquale o della moglie di Giovanni, allora si trasforma in una vicenda iniziata il 24 marzo del 1944 che non potrà finire finché qualcuno ne avrà il ricordo.
Da queste memorie senza fine parte Ascanio Celestini per ricostruire l’azione di via Rasella e la rappresaglia nazista che la seguí. Sono memorie incomplete, conflittuali, irrisolte, che si incontrano in un racconto asciutto e struggente che, senza retorica, ricostruisce la verità storica e insieme tutta l’umana piccolezza di quelle vite perdute.
«Radio clandestina è stato scritto per questo. Non per ricordare i grandi personaggi che hanno già un posto nei libri importanti, ma tutti gli altri che la storia vorrebbero impararla nei libri e invece arriva un momento che gli si rovescia addosso. Altrimenti a cosa servirebbe la memoria?»
Leggi un estratto.
«Viviamo tempi che spingono a chiudere le porte, a isolarsi e a dimenticare, ed è proprio questa cappa che Ascanio squarcia» (Mario Martone).
«Celestini racconta l’eccidio delle Fosse Ardeatine alla sua maniera, dando voce al popolo della capitale e andando alle radici della storia» («Torino7 – La Stampa»).
«Sono memorie incomplete, conflittuali, irrisolte, che si incontrano in un racconto asciutto e struggente che, senza retorica, ricostruisce la verità storica e insieme le vite perdute» («la Gazzetta del Mezzogiorno»).
Lo spettacolo teatrale girato per la Rai nel 2004: