Dopo aver fatto i conti con la sgangherata famiglia di I miei genitori non hanno figli, Marco Marsullo ci trascina nel mondo, pieno di stupore, di una famiglia improvvisata.
Niccolò ha venticinque anni ed è innamorato perso di Simona. Cosí quando lei, bella e inquieta, parte mollandogli suo figlio Lorenzo, lui decide di prendersene cura, sebbene quel moccioso di quattro anni non lo abbia mai accettato e di notte lo sbattesse puntualmente fuori dal letto. Niccolò non ha mai fatto il padre, e non sa come gestire capricci, routine, amichetti che giocano a fingersi d’improvviso morti e primi batticuori. In piú, a complicare le cose, ci si mette anche il padre naturale. Riccioli scompigliati e chitarra in spalla, è arrivato dall’Argentina per incontrare il piccolo, e si è installato in casa senza alcuna intenzione di andarsene.
Innamorati della stessa donna, lui e Niccolò si detestano, e il bambino non riconosce un ruolo a nessuno dei due. Eppure, giorno dopo giorno, tra litigi e partite a pallone, pigiama party e impreviste abitudini, questi tre «ragazzi» abbandonati imparano ad appoggiarsi l’uno all’altro, per sorreggersi insieme contro il mondo.
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Luciana Littizzetto su Instagram ha scritto: «Un romanzo positivo, che ti allarga il cuore e poi lo riempie di bene».
«Marco Marsullo torna a fare quello che sa fare meglio, e che lo diverte: raccontare la quotidianità delle relazioni familiari, i conflitti e gli incastri casuali della vita che portano spesso a prendere strade diverse e inaspettate, il tutto dosando sapientemente tenerezza e ironia» (Lorenzo Marone, «tuttolibri – La Stampa»).
«Una storia di ventenni che devono fare i conti con la realtà, senza per questo perdere i loro sogni, lasciarsi inaridire, ma anzi continuando a preservare lo sguardo pieno di entusiasmo come unico mezzo per indirizzare la vita» (Pier Luigi Razzano, «la Repubblica»).
«La scrittura di Marco Marsullo ama la vita» (Davide Morganti, «Il Mattino»).
«L’anno in cui imparai a leggere è un romanzo straniero, estraneo al tempo che viviamo. E, proprio per questo, necessario, indispensabile a chi voglia ancora cercare di tessere un filo tra i propri e gli altrui sentimenti» (Enzo D’Errico, «Corriere della Sera»).
«Marsullo comunica con i suoi lettori in modo empatico e mostra il proprio piacere nel tessere i fili della trama» (Mirella Armiero, «Corriere del Mezzogiorno»).
Marco Marsullo racconta il romanzo su Fanpage.it:
L’approfondimento sul sito Einaudi.