Hisham MatarIl ritorno

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Hisham Matar ha diciannove anni quando suo padre Jaballa, fiero oppositore del regime di Muammar Gheddafi, viene sequestrato nel suo appartamento del Cairo, rinchiuso nella famigerata prigione libica di Abu Salim e fatto sparire per sempre. Trentatre anni dopo il figlio Hisham, che non ha mai smesso di cercarlo, può approfittare dello sprazzo di speranza aperto dalla rivoluzione del febbraio 2011 per fare finalmente ritorno nella terra della sua infanzia felice.

Visitando i luoghi e incontrando i parenti e gli amici che hanno condiviso con Jaballa decenni di prigionia nel «nobile palazzo» di Abu Salim, Hisham può recuperare un passato che risuona in lui con un’eco mai sopita e ritagliare i contorni di un padre che, in assenza di un corpo, risulta privo di confini.

Un viaggio lucido e struggente attraverso i luoghi di una memoria privata intrecciata a doppio filo con la storia libica del ventesimo secolo, che è anche la nostra. Un toccante racconto di perdita, amore e speranza.

Leggi un estratto.

Con Il ritorno Hisham Matar ha vinto il premio Pulitzer 2017.

«Un appassionante racconto d’amore e speranza, e anche una toccante meditazione sul dolore e la perdita» (Colm Tóibín).

«Il ritorno mi ha fatto piangere e mi ha dato un insegnamento sull’amore e sulla casa» (Chimamanda Ngozi Adichie).

«Trionfo dell’arte sulla tirannia, affascinante nella costruzione, emotivamente intenso, Il ritorno è un tesoro da lasciare ai posteri» (Peter Carey).

«La storia, commovente e potentissima, di una famiglia spezzata da questo nostro tempo crudele» (Kazuo Ishiguro).

«Il ritorno è il racconto di un’assenza, viva nella memoria di figlio come l’eredità piú difficile con cui convivere» (Francesca Mannocchi su «L’Espresso»).

«Un romanzo che è il memoir di una storia personale e collettiva» (Livia Manera, «Corriere della Sera»).

«Una riflessione sulla storia, sulla famiglia, sull’assenza, sull’essere un figlio attraversato dalla storia di un popolo e dall’eroismo e dalla forza di suo padre» (Annalena Benini, «Il Foglio»).

«Il racconto struggente e potente di un ritorno in patria dopo un esilio durato piú di trent’anni, e della ricerca di un padre scomparso» (Chiara Comito, «Internazionale»).

«Matar è un geniale architetto della narrazione e stilista della prosa; il suo approccio piano e il passo misurato sono un efficace contrappunto al tumulto emotivo del suo materiale. Questo libro è un dono straordinario per tutti noi» («The Wall Street Journal»).

«Non si fa giustizia al nuovo straordinario libro di Hisham Matar definendolo semplicemente “memoir”, perché è tante altre cose: riflessione sull’esilio e le consolazioni dell’arte, analisi dell’autoritarismo, storia famigliare, ritratto di un paese nelle ambasce della rivoluzione e appassionata elaborazione di un lutto» («The New York Times Book Review»).

L’intervista per «Internazionale»

e per Fanpage.it