Remo e Margherita sono giovani e smarriti, imprigionati entrambi in un corpo inospitale: lui soffre di bulimia, lei è anoressica. Almeno fino a quando non si imbattono l’uno nell’altra. E scoprono che insieme ci si può salvare.
«Non conoscevamo la malattia, ma eravamo la cura».
Remo ha ventiquattro anni e l’ultimo trascorso è stato terribile. L’ha passato chiuso in casa, a mangiare senza sosta, ingrassando fino a superare i cento chili. Stanca della sua indolenza da fallito, la fidanzata l’ha pure lasciato. Una sera, in un bar che frequenta con dei vecchi amici, Remo conosce Margherita. Lei fa l’ultimo anno di liceo e di sera lavora nel ristorante di famiglia fino a tardi. È appassionata, curiosa, un po’ irascibile. Ed è bella, anche se pesa meno di quarantacinque chili. Quella sera cominciano a parlare e da allora non smettono piú. Passeggiano sulla spiaggia d’inverno, inseguono la luce abbagliante della riviera ligure, si aprono l’un l’altra. Pian piano si innamorano, senza mai dirselo, forse senza neppure rendersene conto.
Leggi un estratto.
Lo psichiatra e psicoterapeuta Raffaele Morelli a proposito del romanzo:
«Tutto cambia quando si chiede aiuto. Nessuno dovrebbe vergognarsi mai di chiedere aiuto perché vuol dire aprirsi agli altri, relazionarsi con l’esterno, dimenticarsi di se stessi» (Davide Mosca su «la Repubblica»).
«Leggere questo romanzo accarezza quella parte di noi che rimarrà, per sempre, ragazza» (Laura Pezzino, «Vanity Fair»).
«Una storia bella, ben scritta, a tratti struggente» (Fabio Manca, «L’Unione Sarda»).
Davide Mosca si racconta su «Il Libraio»: «Dieci anni fa mi imbattei in una vicenda incredibile che mi colpí nel profondo. La lasciai dentro di me, come un seme nella terra. Non sentivo l’urgenza di portarla alla luce, avevo imparato la pazienza ancestrale del contadino. Era una vicenda piena di dolore, ma il dolore era soltanto il tegumento del seme. Aspettavo che si schiudesse».