La famiglia Mishra, padre, madre e due figli, si trasferisce dall’India frugale degli anni Settanta negli Stati Uniti. Tutto è nuovo ed entusiasmante: cose mai viste, odori sconosciuti, acqua corrente, ascensori, semafori, tv a tutte le ore, pubblicità; ma anche spaesamento linguistico e razziale e segregazioni incomprensibili e talora comiche. Tutto è una scoperta. Ajay cresce e va a scuola con ottimi risultati, ma è Birju, il primogenito, il vanto della famiglia: è un ragazzo eccezionale, viene ammesso in una scuola superiore prestigiosa, vuole diventare medico. È in lui che la famiglia Mishra ripone le speranze di integrazione e ascesa sociale. Ma all’improvviso questo universo in costruzione crolla. Tre minuti appena. Un tempo cosí breve, eppure sufficiente a deviare il corso di un’esistenza, azzerandone il futuro.
Birju ha un grave incidente, l’Eldorado diventa un Calvario e il suo letto la croce intorno a cui ruotano e si frantumano le esistenze di tutti. La madre accudisce il figlio sostenuta dalla comunità degli immigrati indiani, con il suo corredo di guaritori e santoni. Il padre, deluso dalla scienza, sua unica dea, si arrende all’alcol. L’adolescente Ajay, di cui nessuno si preoccupa, si aggrappa ai primi baci di una compagna di scuola e ai libri. Rannicchiato nella sua stanza, legge. Divora ogni saggio su Hemingway che trova in biblioteca, poi i suoi romanzi e racconti. Li analizza, li annota, li usa come scialuppa per traghettare fuori da sé, senza abbellimenti e giri di parole, il farsi di una perdita.
Akhil Sharma ha dedicato anni a scrivere questo romanzo autobiografico, il secondo dopo il durissimo Un padre obbediente. Ce lo consegna come un talismano. Questo può fare la scrittura, sembra dirci, salvarti la vita, svelare ciò che nascondevi, restituirti a te stesso.
Leggi un estratto.
«Un assoluto controllo della lingua di fronte al disastro, la dimostrazione che la mancanza si può dire in parole» («The Guardian»).
«Una maestria rara» (Kiran Desai).
«Un romanzo meraviglioso» (Mohsin Hamid).
«Oltre che fra i dieci libri più belli del 2014 secondo il «New York Times», l’ultimo romanzo di Akhil Sharma va annoverato fra i lessici famigliari degli anni Duemiladieci» (Nadia Terranova, «il Sole 24 Ore»)
«E’ un viaggio, intenso e straordinario» («la Repubblica»).
Anche Colson Whitehead parla di Vita in famiglia su «Slate»:
Vita in famiglia è collocato fra i dieci libri migliori del 2014 dalla «New York Times Book Review».