Il leggendario re Artú è morto ormai da tempo, ma la pace che egli ha imposto sulla futura Inghilterra, dilaniata dalla guerra intestina tra sassoni e britanni, perdura. Eppure, nella dimora angusta degli anziani coniugi Axl e Beatrice, sembra non esserci spazio per alcuna pace: una nebbia dilagante che sta man mano avvolgendo ogni villaggio del regno ha provocato loro un’inspiegabile amnesia.
L’unica cosa che riescono a ricordare è di avere un figlio, ma dove viva o cosa li ha separati rimane ignoto. Perciò, prima che anche questo unico ricordo si perda per sempre insieme a quello a cui tengono di più, decidono di intraprendere un viaggio per scoprire l’origine della nebbia incantata. Lungo il cammino gli anziani incontrano tipi bizzarri – il giovane Edwin che porta il marchio di un demone, Wistan, valoroso guerriero sassone, Galvano, vetusto cavaliere di Artù – e creature magiche e inquietanti – il drago Querig, orchi e maligni folletti, un’anziana spaventosa e un oscuro barcaiolo che traghetta amanti soli.
Giunti in vista della meta, però, ad aspettarli è la prova più grande: saggiare la purezza del proprio cuore. Varrà la pena sollevare la nebbia che li obnubila, riportando alla luce i passati dissapori? Un romanzo bellissimo e doloroso sulla memoria e la colpa, ma anche sulla capacità di dimenticare e perdonare.
«A volte è meglio dimenticare per consentire all’amore di vivere. Però tutti, alla fine, hanno bisogno di consapevolezza. Axl e Beatrice dovranno disseppellire i loro dolorosi ricordi. M’interessava confrontare i dilemmi di un vincolo personale a quelli di una nazione» (K. Ishiguro su «La Repubblica»).
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«Uno di quei libri che non fanno rimpiangere l’attesa, sia per ricchezza di contenuti che per la scelta anticonformista della cornice letteraria» (Michela Murgia, «La Stampa»).
«Un’intensa indagine sulla memoria e sulla colpa, ma anche un racconto di straordinarie atmosfere, una storia di travolgente leggibilità da divorare tutta d’un fiato. Un romanzo doloroso e bellissimo sul dovere del ricordo e il bisogno dell’oblio» (Alex Preston, «The Guardian»).
«Si può nutrire il presente di nostalgie, omissioni e dimenticanze? L’originalità dello scrittore britannico di origini giapponesi pare un tuffo nella spirale di questa domanda» (Leonetta Bentivoglio, «la Repubblica»).
«Questo romanzo è una storia d’amore che s’intreccia a ogni più alta riflessione, fino a sovrastarla» (Pietro Deandrea, «L’Indice»).
«Un romanzo avvincente, con un finale infinitamente struggente» (Paolo Perazzolo, «Famiglia Cristiana»).
«Ishiguro torna a parlarci di memoria e oblio e del loro difficile rapporto, ma per la prima volta lo fa riferendosi a una sfera collettiva che non esclude quella personale, in una storia immersa in una dimensione fantastica dove troviamo Re Artù, Beowulf, Tolkien» (Mauretta Capuano, «Ansa»).
Ishiguro parla del libro a RepTv:
Il gigante sepolto è stato presentato da Ishiguro al Festival della Letteratura di Mantova (2015), in un incontro moderato da Michela Murgia.
Dell’incontro tra i due scrittori hanno parlato diversi blog, tra cui anche quello della giornalista e scrittrice Loredana Lipperini.
La pubblicazione del romanzo – che alcuni hanno accostato al genere «fantasy» – ha dato il via a una polemica sui generi letterari. Al di là di ogni classificazione, Il gigante sepolto richiama senza dubbio le atmosfere magiche di quello che è un genere molto amato dai più giovani.