Loredana Lipperini, Michela MurgiaL’ho uccisa perché l’amavo

16+

Un invito potente a riconsiderare il linguaggio con cui parliamo di femminicidio, e a non cedere alle narrazioni che tendono a giustificare o minimizzare la violenza di genere.

Lo schema è sempre lo stesso: lei gli dice che vuole lasciarlo, o lo ha appena lasciato, ma accetta volentieri di rivederlo. E lui, quel lui che verrà descritto cosí mite e disperato, arriva all’appuntamento con un coltello o una pistola o una tanica di benzina, oppure con le mani sole. Nella testa un pensiero fisso: o mia o di nessun altro. Secondo l’Istat, in Italia piú di cento donne vengono uccise ogni anno da uomini che spesso, come recita il titolo di questo saggio, dichiarano di amarle. Tutti episodi di violenza che nella maggior parte dei casi vengono poi commentati sui giornali, sui social, in tv. Solo che quando leggiamo la notizia di un femminicidio, ancora troppo spesso leggiamo la storia e la prospettiva di chi quel gesto l’ha compiuto, e quasi mai di chi l’ha subito. Di volta in volta si partecipa, con le parole che la raccontano, alla violenza contro le donne, parlando di delitto passionale, di gelosia, di raptus, oppure di depressione, e la vittima viene cancellata, come se non fosse al centro della vicenda e non avesse diritto – neppure da morta – al proprio punto di vista. Dunque bisogna imparare a parlare di femminicidio. Dobbiamo farlo tutti: perché siamo ormai, ognuno nel proprio ambito, comunicatori. Dobbiamo trovare le parole. Loredana Lipperini e Michela Murgia le hanno trovate e ce l’hanno donate con questo libro: sta a noi raccogliere il testimone.

Leggi un estratto.

Scrive nell’Introduzione Loredana Lipperini: Quello che ci proponevamo, dunque, non era raccontare storie (altri e altre lo hanno fatto ed è importante che si continui a fare), ma ragionare sulle parole che vengono usate per raccontare le storie. Quelle dei giornali; ma anche quelle dei libri e delle canzoni e dei libretti d’opera: mai, mai per censurare, ma per riconoscere i contesti, e per capire che c’erano mondi che ci scivolavano addosso senza che ce ne accorgessimo, e che quei mondi volevano donne prede e uomini cacciatori, ed è difficilissimo scrollarseli via.