Viola ArdoneTanta ancora Vita

16+

«Questo fanno i bambini alle persone. Le sincronizzano sul tempo dell’amore».

Kostya ha dieci anni quando si mette in viaggio per arrivare dalla nonna Irina, domestica a Napoli. Nello zaino, la foto di una madre mai conosciuta e un indirizzo. Suo padre è al fronte per difendere l’Ucraina appena invasa. Tra soldati che cercano di bloccarlo al confine e sconosciute che gli dànno una mano, il bambino riesce ad arrivare. Vita, la signora per cui la nonna lavora, lo scopre addormentato sullo zerbino. Quattro anni fa lei ha perso suo figlio e ora passa le giornate da sola, o con Irina, che ha letto Dante e parla italiano come un poeta del Duecento. Il piccolo ospite inatteso la costringe di nuovo in quel ruolo che il destino le ha tolto. Poi, quando il padre di Kostya è dato per disperso, Irina torna nel suo Paese a cercarlo. D’impulso, Vita decide di raggiungerla, per aiutarla. Tentare di salvare un altro, del resto, è l’unico modo per salvare noi stessi.

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«Pagine capaci di scaldarci senza un attimo d’inerzia» (Leonetta Bentivoglio, «la Repubblica»).

«Quelle parole, quelle che dicono la verità della guerra e del lutto, le ho trovate in un romanzo meraviglioso, letteralmente meraviglioso. Lo ha scritto Viola Ardone e si chiama Tanta ancora Vita» (Annalisa Cuzzocrea nel podcast Controvento di «la Repubblica»).

«Il nuovo romanzo di Viola Ardone non è solo la storia individuale di un riscatto psicologico o l’incontro tra tre anime sofferenti, è invece un racconto basato su una fitta trama, non priva di colpi di scena. E la scrittrice trova per questa vicenda una lingua efficace, che nasconde spessore e commozione dietro certe apparenti clausole scanzonate e leggere» (Mirella Armiero, «Corriere del Mezzogiorno»).

«Pagine forti, toccanti» (Isabella Fava, «F»).

«Tanta ancora Vita ci mette davanti ai cocci di un vetro rotto, un mondo spezzato, mostrandoci come riassemblare i pezzi sia possibile» (Mattia Insolia, «D»).

«Un romanzo civile sull’atrocità delle guerre pubbliche e private, sul legame materno capace di durare oltre la morte, sull’importanza di resistere al Male e di fare della dimensione dell’umano la propria unica bussola» (Titti Marrone, «Il Mattino»).

«Un romanzo che guarda in faccia il nostro presente e lo racconta attraverso tre voci, destinate a intrecciarsi sulla pagina» (Francesco Musolino, «Gazzetta del Sud»).

«Anche questa volta Ardone non delude: riesce a infondere una vena di umorismo nelle tragedie della vita, e soprattutto sa scandagliare il cuore dei suoi protagonisti, con delicatezza e realismo, aprendo la porta alla speranza» (Maria Grazia Ligato, «Io Donna»).

Viola Ardone nell’intervista di Giulia Santerini: