Riccardo Gasperina GeroniRicominciare

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Strutturato in un ampio saggio di storia della cultura italiana, a cui segue l’analisi di trenta opere scritte fra il 1939 e il 1962 (dal Deserto dei Tartari di Buzzati al Sentiero dei nidi di ragno di Calvino, dall’Isola di Arturo di Morante a Memoriale di Volponi), questo libro ripercorre i diversi modi in cui la letteratura italiana ripensò se stessa a confronto con un sistema di valori, di credenze e di miti collettivi travolto dalla guerra.

Tra l’inizio della Seconda guerra mondiale e il boom economico, l’Italia vive il passaggio dalle derive storiche del Ventennio alle forme di una democrazia rinnovata. In quegli anni cruciali, si rese necessario fare innanzitutto i conti con il fascismo e la sua infatuazione per il passato romano, con le leggi razziali e gli orrori della guerra, l’occupazione nazista e i bombardamenti alleati, la Resistenza, la Liberazione e, infine, l’urgenza di una ricostruzione. Fu il tramonto di un’epoca e, al tempo stesso, la nascita di un’altra. Nelle intenzioni di chi si era strenuamente opposto al regime, un nuovo inizio avrebbe dovuto scaturire dalle ceneri di quel passato. Ma perché ciò accadesse, occorreva ripensare a fondo ciò che era stato, rielaborarlo criticamente, superando l’illusione che l’epopea tragica della Resistenza bastasse a spazzare via le aberrazioni di vent’anni di regime, offrendo a tutti gli italiani una comoda redenzione.

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«Il libro prova a fare luce su un periodo poco trattato della nostra letteratura. Perciò è rivolto anche ai docenti delle scuole», racconta l’autore nell’intervista di Massimo Marino sul «Corriere di Bologna».

«Il libro traccia un vivace percorso nella storia, nella società e nella cultura italiana attraverso la lente talora deformante, ma molto spesso assai eloquente, della letteratura» (Roberto Carnero, «Avvenire»).

«Uno studio solido su degli anni decisivi della narrativa italiana del secolo scorso. Uno strumento di facile consultazione che riesce a tenere il rigore critico e l’accessibilità senza rinunciare ad un’analisi lucida e complessiva» (pandorarivista.it).