Quali sogni ti erano concessi in Italia, negli anni Venti del Novecento, se non eri un uomo?
Con la consueta capacità di scrutare nell’animo femminile e nell’ambiguità delle relazioni, Emanuela Canepa racconta due donne che, imprigionate dal potere maschile o dalla propria incapacità di opporvisi, sognano di liberarsi dalle catene della Storia.
Da quando suo padre è morto di febbre spagnola, Anita, orfana di madre dall’età di sette anni, vive con la matrigna e i suoi due figli. Uno lavora con lei nel giornale in cui il padre prestava servizio. Un giorno il fratellastro ruba dalla cassa e Anita decide di prendersi la colpa, perché il suo misero stipendio di donna non basterebbe a mantenere la famiglia, mentre quello del fratellastro sí. Rinchiusa nel carcere della Giudecca, incontra Noemi, una ragazza ombrosa da cui tutte si tengono alla larga – «ha il demonio dentro», dicono – e dalla quale persino le suore mettono Anita in guardia. Ma lei ne subisce il fascino e, malgrado Noemi non riveli mai il motivo per il quale è stata condannata, Anita si confida con lei. Le due stringono un patto: progettano di costruire un futuro insieme, una volta fuori. Sono convinte di poter trovare la propria strada nel mondo anche senza un marito. Ma oltre la soglia della prigione l’esistenza travolge e confonde come il brulichio incessante per le strade di Venezia, obbligando Anita a fare i conti con sé stessa e con il segreto inconfessabile che Noemi nasconde.
Leggi un estratto.
«Una narrazione che semina inquietudine tenendo sempre vigile lo sguardo» (Nadia Terranova, «tuttolibri»).
«Resta con me, sorella. Un titolo che è un settenario di speranza, un’invocazione, una preghiera laica. Il desiderio che s’inveri quel mito di “sorellanza”, di solidarietà femminile spesso evocato e molte volte tradito e disatteso nella realtà. Perché le donne non sono tutte sorelle, sono sorelle quelle che si scelgono» (Viola Ardone, «La Stampa»).
«Un’autrice sapiente» (Paolo Mauri, «la Repubblica»).
«Canepa ha trovato la voce e lo sguardo per ricostruire e sviscerare una realtà storica complessa. E restituirla attraverso la lente delle “piccole storie” di un’umanità pulsante» (Francesca Visentin, «Corriere del Veneto»).
«Come nei suoi romanzi precedenti, Canepa scandaglia l’animo umano con pacata maestria, muovendosi a suo agio in uno scenario storico che ci porta a scoprire il mondo delle donne nell’Italia di cent’anni fa» (Maria Tatsos, «Io Donna»).
«Il nuovo romanzo di Emanuela Canepa racconta la reclusione dentro e fuori dal carcere delle donne che hanno sempre avuto poco spazio, nella società e nella possibilità di realizzare i propri sogni» (Gaia Manzini, «Il Foglio»).
Sul «Corriere della Sera» l’intervista di Ilaria Gaspari.
Emanuela Canepa racconta il romanzo al programma di Radio 3, Fahrenheit.