IIS Majorana, Torino
Docente: Claudia Leoni
Classe: III C
Ripensando all’incontro con Mariolina Venezia, racconta cosa ti ha colpito di piú e perché?
Ciò che mi ha colpita di piú è stato il modo in cui Mariolina Venezia si è avvicinata alla scrittura. Molto spesso si sentono storie di persone «nate con una vocazione per», ma capita raramente di pensare al ruolo della famiglia nella formazione di una persona di successo. Invece in questo incontro ho avuto modo di ascoltare un racconto molto tenero e realistico. Affascinata dalle storie della nonna e invogliata a conoscerne sempre di piú, Mariolina Venezia ha imparato a leggere e scrivere a soli 4 anni, e da lí i libri sono sempre stati dei compagni importanti nella sua vita. Mi sento molto toccata da questa storia perché mi ci rivedo. Da quello che mi raccontano i miei genitori io ho imparato a leggere all’età di circa 3 anni, usando le targhe delle macchine da brava fan del film Cars, e non molti anni dopo ero anche in grado di scrivere. In piú anche a me sono sempre state raccontate molte storie. Anzi, ancora adesso inventarci e raccontarci avventure fantastiche è uno dei passatempi preferiti miei e di mio padre, e non mi vergogno di dire che a quasi 16 anni pretendo ancora la storia della buonanotte. Inventare racconti è dunque una cosa che ho sempre visto fare e che adesso piace fare anche a me. Ecco perché sono riuscita a entrare nel vivo della storia della Venezia, e mi sono immaginata lei da piccola che incantata ascolta storie di streghe, maghi e prodi avventurieri. È stato uno scenario molto carino e addirittura emozionante.
Ovviamente scrivere non è per tutti, e qui si vede la differenza tra me e Mariolina Venezia: non mi sento cosí portata per la scrittura, in quanto trovo piú facile raccontare a voce le mie avventure inventate.
Un’altra cosa che mi ha colpito è stato il fatto che non le sia piaciuto il modo in cui i suoi romanzi siano stati riadattati per la serie televisiva. È interessante vedere come le opinioni degli autori possano cambiare rispetto a quelle del pubblico e degli sceneggiatori, soprattutto perché si dà per scontato che le serie possano solamente migliorare i libri, ma ho capito che non è cosí. Ho trovato l’incontro con Mariolina Venezia molto piacevole, dal momento che non sono mancati gli argomenti di cui parlare e le domande non sono state banali.
Irene
Sebbene il libro non mi sia piaciuto per diversi motivi, quali la mancanza di una storia effettiva, schiacciata da pettegolezzi e digressioni, che rendono il libro difficoltoso da leggere, ho trovato l’incontro con la scrittrice molto interessante. Nonostante la prima impressione che ho avuto di lei non sia stata molto positiva, alla fine si è avuta una piacevole conversazione.
La cosa che mi ha colpito maggiormente, smentendo la mia iniziale opinione su di lei, è stato il suo modo di rispondere alle domande: non sono rimasto impressionato dalle cose che diceva, ma dal modo in cui lo faceva. Sembrava che ogni argomento la toccasse in prima persona, parlava con un’intensità davvero speciale che mi ha attirato particolarmente. Ogni volta che apriva bocca trasmetteva passione: che la domanda riguardasse il suo libro o una serie tv, riusciva sempre a catturare l’attenzione, a farti interessare a ciò che stava per dire.
Ho davvero apprezzato queste sue affermazioni: ho sempre considerato gli scrittori come persone speciali, che usavano i loro testi come mezzo per cambiare le cose, per far sentire la loro voce e muovere le persone. Mi piace molto di piú questa sua visione del mondo della scrittura, che piú che essere un dovere morale, diventa uno svago, un intrattenimento personale. Penso che i libri servano proprio a questo, a regalarti quella leggerezza che la realtà non è in grado di dare, o meglio ancora ti offrono una via di fuga da tutte le incertezze della vita.
Emanuele
Alla domanda se ci fosse una morale nel libro Come piante tra i sassi, la risposta negativa della signora Venezia mi ha lasciato abbastanza senza parole. Questo non perché io abbia trovato una morale particolare nel romanzo, infatti quando leggo mi concentro di piú sulla storia che su un possibile messaggio implicito, ma perché pensavo che ogni scrittore mirasse a migliorare moralmente il lettore. Credevo che ciascuno scrittore si basasse sul modello letterario di Manzoni, in questo caso sull’ultima parte, cioè l’utile per scopo.
Invece Mariolina Venezia l’altro giorno deve aver fatto capire a molti dei ragazzi che hanno partecipato all’incontro, o almeno a quelli meno legati alla lettura come me, che il modello letterario è in continuo cambiamento. Dico ciò, perché io personalmente non ho mai apprezzato molto la lettura da quando ho iniziato a leggere i testi della letteratura italiana, poiché pensavo che ciascun libro o racconto sarebbe stato noioso come gli altri essendo scritto secondo lo stesso modello. Quanto detto dalla scrittrice all’incontro però mi ha completamente stravolto le idee, perché ha cancellato il mio pregiudizio riguardo alla lettura.
Edoardo