Liceo Canudo, Gioia del Colle (BA)
Docente: Irene Martino
Quante volte ci siamo chiesti: come si fa ad essere felici? È sin dai tempi di Epicuro che ogni civiltà, ostinatamente, si interroga su questa domanda. Per un bambino che sogna di essere attore, cantante, astronauta, e che invece è «abituato alla precarietà», al peso delle responsabilità che un’intera famiglia gli pone e che lo rendono «adulto a dieci anni», quale potrebbe essere una via di uscita dal tunnel della realtà nuda e cruda, non affrontabile da un bambino, quale potrebbe essere la via per vivere felici?
Una soluzione potrebbe apparire senza dubbio evadere da una realtà del genere, da un paesino come quello di Pianura, da una realtà cosí isolata e a sé. «Ricordo che già la parola Italia, accostata alla parola Pianura, mi faceva un effetto strano. Anche noi eravamo in Italia?»: definendo il quartiere napoletano in questi termini, sicuramente si desidera una dimensione di evasione. Considerando poi la storia di un bambino, Fortunato, cosí sensibile, cosí accorto e cosí carico di responsabilità, con un’infanzia gravata dall’austerità di sua madre, con la forza di vivere felice. «Quando arrivo in quel punto mi commuovo quasi fino alla lacrime e lo stomaco mi formicola. La sento davvero, quella felicità».
Un bambino che sogna, che ha visto il sogno di sua madre essere «serrato» in un cassetto, che giustifica la sua gravezza dicendo che forse quella donna cercava «la vita che sognava da bambina, mentre il nonno le insegnava la ricetta per una felicità che non è mai arrivata», non può che decidere di allontanarsi. Per attuare il vindica te tibi, di cui necessita. Senza considerare, tuttavia, il passato che ritorna. Il non poter vivere senza aver fatto pace con il passato. Senza considerare che il bambino diventato adulto, ha bisogno proprio della sua dimensione passata, ha bisogno del microcosmo di Pianura per sognare il suo presente, ha bisogno di quel bambino stesso che pensava di aver lasciato nelle periferie napoletane. Fortunato adulto ha bisogno di lui stesso bambino, proprio come il piccolo Fortunato aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, qualcuno che gli spiegasse la vita, la felicità. Ecco perché entrambi instaurano un dialogo reciproco, in cui ognuno chiarisce la vita dell’altro, pur trattandosi della stessa persona ma in due dimensioni diverse.
Tutto questo è Se vuoi vivere felice, il libro di Fortunato Cerlino, edito da Einaudi. Un romanzo autobiografico, di formazione, che parla di infanzie oppresse, sacrifici, amori, sogni nascosti, sogni proibiti, precarietà; un romanzo che parla di vita vera. E che parla del passato che ritorna, poiché «il passato non è un pacchetto che si può mettere da parte» (E. Dickinson).
Pompeo