Melania MazzuccoIo sono con te

Liceo Carlo Cafiero, Barletta
Classe: IV e V D
Docente: Anna Valente

Io sono con te è un racconto trasparente, seppur cupo e crudo, che riporta in luce l’antico valore dell’accoglienza, un valore necessario e indispensabile per costruire una società nuova e diversa, in cui i singoli vissuti possano fondare una comunità che regga orgogliosamente la bandiera dell’Umanità.

Giuseppe

Io sono con te è un libro di inestimabile bellezza poiché Melania Mazzucco è riuscita a cucire la sua storia con quella di Brigitte e, da sarta sopraffine, non lascia buchi nella sua tela. Le due storie si intrecciano e si scambiano, nonostante i loro vissuti siano molto diversi.

Cristina

In Io sono con te ho scoperto l’esercito silenzioso di avvocati, medici, volontari, suore, che accoglie e conforta, e l’esercito degli italiani indifferenti, resi ciechi da beceri luoghi comuni.

Giuseppe

Spesso, mentre leggevo Io sono con te, mi sono sentita in colpa. Leggevo la storia di Brigitte nella comodità e nel caldo di casa mia. Spesso mi sono sentita a disagio e pressata, con un nodo in gola.

Micaela

Io sono con te è un titolo che già racconta di un uomo che aiuta l’altro uomo incondizionatamente, perché ha scelto il bene anziché il male, perché ha scelto di restare umano.

Claudia

Io sono con te è il racconto di una storia personale, quella di Brigitte Zébé, destinata a diventare la trama di un incontro. L’incontro tra chi fugge dalla miseria e dalla paura, dalla guerra e dalla violenza, e chi, diviso tra indifferenza e compassione, è chiamato a garantire accoglienza a coloro che hanno reso la loro vita mera memoria.

Chiara

Melania Mazzucco in Io sono con te racconta Brigitte, una donna coraggiosa, testarda, dolce e altruista.

Giorgia

 

La storia di Brigitte è la storia che non vogliamo ascoltare e se mai dovesse entrare nelle nostre vite, ci commuoveremmo ma volteremmo subito pagina. Sappiamo che Brigitte Zébé è arrivata in Italia il 26 gennaio del 2013, distrattamente la vediamo, anzi non la vediamo – come quando non si fa caso a un oggetto che è sempre lí, dove dev’essere giorno dopo giorno – girovagare senza meta nei pressi della stazione Termini di Roma, rovistare nell’immondizia in cerca di cibo, piangere; non sappiamo altro di quest’ombra, né perché sia qui e nemmeno cosa ne sarà di lei. Sarà Melania Mazzucco a colmare i nostri vuoti: ci racconterà il suo passato e il lungo e faticoso percorso personale, ma anche burocratico, che l’ultima arrivata dovrà affrontare per riappropriarsi di un posto nel mondo, dopo che quello che aveva le è stato strappato via senza troppi convenevoli.

Io sono con te ci consegna le estreme difficoltà della condizione di rifugiato che, come la protagonista del romanzo, si scopre sospeso in un limbo che l’antropologo Augé definirebbe un «non luogo». La Zébé ha perduto il Congo, la sua terra, ma al tempo stesso è in tensione verso una realtà, la nostra, che le sfugge continuamente, risultando cosí doppiamente assegnata a non luoghi. È quindi questa la realtà, la sfida quotidiana di chi viene catapultato in un paese di cui ignora la lingua, gli usi e i costumi, un paese di cui avrà forse sentito parlare, senza che il pensiero di doverci un giorno vivere, o forse sopravvivere, abbia mai sfiorato la sua mente.

Io sono con te è, invece, la storia di un incontro a metà strada, tra chi ha bisogno di raccontare per non perdersi, per avvicinarsi nuovamente a sé e agli altri, e chi ha avvertito la necessità collettiva di riconoscere una realtà da troppo tempo negata, sostituendo alla cecità il peso della consapevolezza. Il romanzo è il frutto di un darsi l’una all’altra per sé e per gli altri, il frutto dello sforzo di costruire qualcosa per abbattere qualcos’altro: le frontiere culturali, sociali, fisiche, gli invalicabili «muri di carta».

Ma come l’autrice ci racconta, Brigitte non sarà sola, dalla stessa parte del muro troverà il suo faro nella notte: un esercito di volontari, anche loro silenziosi, ogni giorno impegnati affinché l’arrivo di decine di uomini, donne e minori non sia un errore, il guasto di quella macchina perfetta che chiamiamo Europa. Medici, avvocati, psicologi, uomini di chiesa ogni giorno pronti a raccogliere pezzi di vite spezzate, a ricostruire la mappa delle loro storie, un passo dopo l’altro, con cura e comprensione.

Melania Mazzucco ci permette di respirare la disperazione che si fa coraggio, la rassegnazione che lascia il posto a un’ammirabile ostinazione, la voglia di reinventarsi ancora e ancora, di rinnovare la speranza.

Silvia

 

Parlare di questo libro per me non è facile, perché è difficile accettare ciò che è scritto in quelle poche pagine. Finita la lettura ero felice perché Brigitte trova un lieto fine, ma quel libro in realtà continua a chiamarmi e mi costringe a ripercorrere tutte le domande che mi sono posto leggendolo. Perché lei? Perché questa donna oggi continua a essere considerata uno scarto? Perché non ha il diritto di essere madre? È una donna ed è una madre come tutte le altre donne e madri del mondo, il paese non deve poter fare la differenza: rimane sempre una madre. Ma soprattutto, mi stupisce la visione dell’Italia come lo Stato che l’ha salvata. L’Italia che io vivo mi sembra quotidianamente ostile nell’accettare la diversità, nell’integrare ciò che può sembrare diverso; leggendo la storia di Brigitte mi sono chiesto come può arrivare a dire che sarà sempre grata all’Italia? La giovane donna che, vestita di colori sgargianti emanava sorrisi e si prodigava a curare i malati di Matadi, adesso veste scuro, sul suo volto non c’è piú quel sorriso con cui curava e dava sicurezza. Come può l’Italia permettere che una donna si riduca in questo modo? La guerra che Brigitte vive non è solo una guerra politica che si combatte tra i vari schieramenti politici del suo paese. È soprattutto una guerra interiore, combattuta per ottenere la libertà, una sorta di rinascita.

La storia di Brigitte è dirompente e rimane nella testa, ma soprattutto rimane nel cuore. E ti rendi conto che il peso della sua storia e dei suoi ricordi dolorosi e violenti condivide lo stesso spazio con il peso dei tuoi.

Dopo la lettura di questo libro colgo meglio il senso delle parole che costantemente Papa Francesco ripete nei suoi angelus e nelle sue omelie. Creare ponti e abbattere muri, allungare il braccio per far passare uno scorcio di speranza nelle vite di coloro che non credono di poter ritrovare quella stessa pace che è stata loro negata.

Un passo che nel libro per me è saliente è la descrizione della commissione che deve analizzare le domande dei richiedenti asilo e la figura di Padre Camillo che non vuole respingere nessuna domanda, ma riuscire a far realizzare i progetti di vita di tutti coloro che la inoltrano. Insieme a Padre Camillo ci sono però tanti uomini e donne che nel loro ruolo decidono di respingere le infinite domande che quotidianamente vengono prescritte. Come può un paese che ripudia la guerra nella sua Costituzione respingere le domande di coloro che la guerra la vivono tutti i giorni? Per alcuni di loro è una cosa nuova, ma per altri è una sorella maggiore, alla loro nascita c’era.

Sento la necessità di cambiare le cose, di poter far brillare di nuovo gli occhi di coloro che hanno perso la speranza o che non l’hanno mai avuta.

Vorrei incontrare Melania Mazzucco perché è riuscita a dar voce non a una sola storia, ma ha comunicato a tutti i suoi lettori le emozioni, gli sforzi, le paure che tutti gli indifferenti tendono a ignorare perché non vogliono vedere. Vorrei incontrare Melania Mazzucco per chiederle come riuscire a rendermi utile affinché si possa creare un incontro. Vorrei incontrare Melania Mazzucco perché ha iniziato a distruggere quel muro d’odio che in Italia domina da anni. Vorrei incontrare Melania Mazzucco anche per stare in silenzio e ascoltare ciò che ha da dirmi. Vorrei incontrare Melania Mazzucco per dirle Grazie.

Domenico

 

Abbiamo parlato a lungo dei migranti, delle loro storie, quasi sempre storie di sogni e desideri naufragati; mai, invece, mi era capitato tra le mani il racconto di una migrante costretta a fuggire.

Brigitte Zébé, attraverso la voce sensibile di Melania Mazzucco, spiega piú volte in Io sono con te che la sua è una storia fuori dal comune. Infermiera affermata, proprietaria di ben due cliniche private, Brigitte ricopre a Matadi in Congo un ruolo sociale importante. A un tratto, però, è costretta a scappare dal suo paese per aver scelto di rimanere assolutamente fedele al giuramento di Ippocrate. Brigitte non sceglie di scappare dalla miseria o dalla guerra, la vita di Brigitte si spezza improvvisamente mentre è in cima a una scala.

L’eccezionalità della storia di Brigitte mi ha fatto riflettere su quanto possano essere casuali gli avvenimenti che cambiano la nostra vita. Quei sette manifestanti, oppositori del governo, salvando i quali Brigitte ha sconvolto la sua vita, sarebbero potuti entrare in un’altra clinica, gestita da un’altra infermiera, magari meno convinta, magari piú spaventata.

E, invece, capita a Brigitte, una donna ferma nelle sue convinzioni.

E, poi, altrettanto fortuitamente le capita di rinascere per una seconda volta qui, in Italia, un paese che lei non ha scelto, ma in cui promette di rimanere perché «l’ha salvata». Casualmente Brigitte incontra l’umanità dello staff del Centro Astalli e del SaMiFo. È il lato buono e generoso del nostro Paese, quello di cui si parla poco. Ma prima ancora di arrivare in Italia, Brigitte riceve aiuto in modo del tutto gratuito dal capitano Marekys e dall’autista che la trasporta illegalmente.

Quella descritta in Io sono con te è una solida rete di «legami intessuta dai dolori di ognuno, dalle gioie donate e restituite, piú forti della paura, che niente può spezzare». Allora il titolo non poteva essere che quello scelto, visto che racconta già di un uomo che aiuta l’altro uomo  incondizionatamente, perché ha scelto il bene anziché il male, perché ha scelto di restare umano.

Claudia

 

Io sono con te è il racconto di una storia personale, quella di Brigitte Zébé, destinata a diventare la trama di un incontro. Un incontro che dimostra che coloro che bussano alle nostre porte non hanno sempre alle spalle storie di insuccesso, bensí tanto travagliate quanto edificanti esperienze di affermazione umana e professionale.

Nel suo paese d’origine, Brigitte gestiva due cliniche sanitarie e lo faceva con professionalità e grande umanità; in Italia Brigitte diventa vittima di un sistema che attraverso invalicabili «muri di carta» condanna i migranti a vivere in un interminabile limbo.

Ma il suo dolore e la sua solitudine incontrano a un certo punto gli angeli della carità. Brigitte incontra Francesca, l’avvocato che prende in carico le procedure della sua domanda di richiesta d’asilo politico; incontra il dottor Santone, che libera la sua mente non solo dai traumi causati dalle atroci violenze subite, ma anche dai pregiudizi che le impediscono di fidarsi di chi le tende la mano; incontra suor Anna e padre Camillo, grazie ai quali ritrova quel bozzolo di affettività in cui può riaffiorare la dignità.

E poi un incontro che influenzerà profondamente la sua storia, quella passata e quella futura. Il rapporto con la scrittrice Melania Mazzucco segna la rinascita di una parte di Brigitte, quella di una donna che sa riconoscere il valore dell’amicizia, quella corrispondenza emotiva che porta a condividere con l’altro un’esperienza di cui si teme anche il solo ricordo, per donare attraverso la testimonianza una parte di sé a chi è pronto ad ascoltarti, a fare della tua storia parte della sua. Io sono con te è il segno evidente di una letteratura che rende il sentimento di umanità la sua materia.

Chiara