Beppe FenoglioUna questione privata

Liceo Gian Domenico Cassini, Sanremo
Classe: V R
Docente: Francesca Rotta Gentile

Una questione privata è considerato, ancora oggi, uno dei romanzi brevi piú avvincenti mai esistiti. Da una parte per la sua incredibile vastità di contenuti, con simbologie e significati che toccano continuamente ambiti lontani l’uno dall’altro, intrecciando in poche pagine amore e guerra, sangue e gelosia, dall’altra per lo stile e per la magnifica capacità di Fenoglio di pitturare scene crude e violente decorando le frasi con simboliche metafore, che lasciano il lettore a rimuginare sui propri pensieri per piú di qualche minuto. Italo Calvino disse che Una questione privata era il romanzo che tutti gli scrittori a lui contemporanei avevano sempre sognato di creare: il suo mettere in luce la viva contraddizione ma allo stesso tempo il fiero coraggio che fu il periodo della Resistenza italiana attira chiunque e, oggi piú che mai, si colora di nuovi significati, assumendo connotati sempre piú coerenti con l’attualità. Adesso che ci rendiamo conto con nuova coscienza di vivere in un mondo martoriato quotidianamente da genocidi e guerre, tragedie e ingiustizie, le vicende marcate con l’inchiostro sul libro di Fenoglio si ripetono, anche se in luoghi a noi lontani.

La liberazione d’Italia, raccontata da molti scrittori italiani del Novecento come Italo Calvino o Cesare Pavese, fu combattuta dai giovani italiani oppressi dal regime nazifascista a partire dal settembre 1943 fino alla primavera del 1944. Infatti, parlando con i compagni dei periodi durante i quali ognuno si era unito alla lotta partigiana, è spesso citata dal protagonista la data dell’8 settembre 1943 che marcò la presa d’Italia dei nazifascisti. Gli italiani, già visibilmente provati dalla guerra, iniziarono, a seguito di questa vicenda, a unirsi fra le montagne per combattere un sistema truccato e guadagnarsi la propria libertà. Per rivendicare i cari che gli erano stati portati via da una bugia, una guerra che era stata spacciata per fugace ma che ormai da anni caratterizzava le loro vite. La liberazione è stata ottenuta dai partigiani in seguito a pasti saltati e notti passate a dormire sulla paglia o sulle pietre. A armi impugnate da chi di armi non sapeva nulla e avrebbe avuto l’età per studiare, scoprire mondi diversi da quello fatto di guerra e violenza che ha caratterizzato questo periodo. Un periodo in cui gli italiani facevano la guerra contro gli italiani, in cui un fascista poteva essere scambiato per un partigiano, una vita per una vita, in cui la morte era dietro l’angolo a causa di un regime che non lasciava spazio a dissidenti.

L’ introduzione alle vicende di Milton, il protagonista del romanzo, è, anche se breve, indispensabile a catapultarci nella mente del partigiano innamorato, legato indissolubilmente da una parte alla capricciosa torinese Fulvia e dall’altra alla causa che ha sposato con tutto se stesso: la liberazione d’Italia dai fascisti. Fra gli alberi di ciliegio e le note di Over the rainbow, siamo sepolti sotto i profondi e pesanti sentimenti di Milton che, almeno per le prime pagine, sono caratterizzati dalla dolce atmosfera dei ricordi riportategli alla mente dall’anziana signora rimasta nella casa abbandonata di Fulvia. Ma poi tutto cambia quando Milton viene a contatto con la presunta verità ed è obbligato – da se stesso, dalle sue paure – a imbarcarsi in un lungo viaggio alla ricerca del vero, dell’unica persona che sarebbe stata in grado di sollevarlo da ogni suo disagio o di seppellirlo ancora piú a fondo nelle sue paranoie: Giorgio, il suo amico d’infanzia, il suo rivale in amore. Si può pensare che in un periodo tanto critico le persone mettessero al primo posto la lotta, le guerre, le battaglie, gli ideali, quella causa comune legata al desiderio di libertà per cui i partigiani combattevano contro i fascisti e le parole di un leader che non impugnava mai personalmente le armi per cui i fascisti combattevano contro i partigiani. Ma è qui che subentra l’aspetto personale di ciascuno: in una realtà tanto violenta una verità può diventare l’appiglio a cui aggrapparsi, ciò che dà senso a ogni cosa. Infatti da questo momento per Milton esisterà solo la speranza di sentir rinnegare dal suo amico le sue presunte azioni: tale bocciolo di desiderio sarà alimentato dalla continua e inesorabile ricerca del proprio rivale, che metterà, a poco a poco, in secondo piano la guerra, le violenze, i pericoli costanti e le tattiche di battaglia, trasformando la lotta di Milton in una questione privata, riservata a lui e all’amore.

Milton è l’alter ego di Fenoglio: lo scrittore prende spunto per la stesura del romanzo dalla sua stessa esperienza nella Resistenza italiana. Infatti, l’autore era un nativo di Alba e aveva militato fra i partigiani fino alla liberazione d’Italia. Anche lui divenne preda dell’amore durante le sue battaglie: nel 1943 iniziò una relazione relegata esclusivamente allo scambio di lettere tra lui e Mimma Ferrero. Alla fine della guerra lui rivolle indietro tutti gli scritti, impedendoci di disporre di quelle che vennero definite dalla donna come «lettere bellissime, scritte in un italiano molto personale, già letterario», tuttavia questa vicenda ci induce a comprendere come possa la storia di una guerra diventare una storia d’amore in Una questione privata. Inoltre Fenoglio, già dai primi contatti con la battaglia partigiana, sembrava aver deciso di combattere piú in nome dell’amore, che della politica: amore per la propria terra, per i propri ricordi, e per le proprie donne. La voce di Fenoglio emerge anche quando Milton dice, parlando con gli altri partigiani, che l’inverno sarebbe durato piú a lungo, fino a maggio: in questo modo l’autore pittura la guerra e i morti abbandonati sulle colline come il crudele freddo dell’inverno che spesso raggela fino a uccidere ogni forma di essere vivente. Sentiamo quindi, fra pagine dedicate a lunghi cammini e disperati incontri, la voce di un soldato che vide, nel maggio del 1944, la fine di un gelo lungo cinque anni. Accanto a lui, sulle colline piemontesi, guardò i fiori sbocciare per la prima volta e l’erba crescere, nascondendo le ultime macchie di sangue ancora rimaste sul terreno solitario.

Il nome del protagonista del romanzo ha un significato legato alla letteratura inglese, la quale ha rappresentato un’importante parte della formazione dello scrittore: infatti il nominativo Milton deriva da John Milton, scrittore di Paradise Lost, poema che narra della caduta dell’uomo dopo il peccato capitale di Adamo ed Eva. Effettivamente il partigiano, pur essendo costantemente sconfitto dalle vicende e confuso dalle certezze, ha una chiara idea su ciò che è giusto o ingiusto. Possiede un’acuta coscienza del corretto e dell’errato che noi, lettori, siamo in grado di cogliere tramite i ragionamenti scritti da Fenoglio – i cosiddetti flussi di pensiero – che, proprio come se Milton fosse un personaggio di Dubliners di James Joyce, ci permettono di capire di piú la personalità del protagonista.

Una questione privata tratta della lotta e del viaggio di un ragazzo alla ricerca della verità: in questa atmosfera, la Seconda Guerra Mondiale diventa solo uno sfondo, un mero dettaglio messo in secondo piano dai furenti sentimenti di un giovane costretto a diventare assassino. La guerra di milioni di persone si riduce all’amore che Milton prova per Fulvia, al bisogno che ha di sapere che il suo cuore può ancora essere ricambiato e all’esasperante desiderio di scoprire che cosa successe fra il suo migliore amico e la donna a lui piú cara mentre combatteva sulle alture piemontesi. Mentre sfuggiva alla fame, uccidendo soldati ciechi e sordi le cui azioni erano limitate agli ordini di uomini al riparo dalle bombe e dai proiettili che non si sporcarono mai le mani per la loro causa, imposta su un popolo massacrato per anni dalla fame e dalla paura.

Elisa e Alessia