IIS De Sanctis Deledda, Cagliari
Classe: V F
Docente: Simona Pirosu
Il testo di Benedetta Tobagi La Resistenza delle donne si configura originale sia nell’impostazione, sia nei contenuti. Un lavoro di documentazione scrupoloso, svolto attraverso gli archivi e le fonti ufficiali, ma soprattutto un’attenta ricerca tra i diari lasciati dalle partigiane. Numerosi i nomi menzionati, come quello di Ada Gobetti, Teresa Mattei, Teresa Cirio, Teresa Noce, Elsa Oliva e molte altre. Appare come un tentativo di combinare un saggio storico con spunti autobiografici, per affrontare un tema insolito, avendo come protagoniste le donne durante la guerra e durante la Resistenza in Italia. Un tema che nei manuali di storia viene descritto in maniera superficiale, se si pensa alle numerose forme di lotta attuate dalle donne durante la liberazione dal nazifascismo. Un testo ricco di aneddoti che documentano eventi generalmente posti ai margini e che dunque dimostra come le donne abbiano fatto molto di piú di quanto fosse rimasto nella memoria collettiva.
Numerosi gli spunti che stimolano ad approfondire maggiormente il tema. Da alcune testimonianze emerge, ad esempio, come in una certa misura fossero coinvolti anche i bambini. È una storia di lotte tanto straordinarie, quanto fondamentali. Infatti ciò che ha distinto la messa in scena delle donne rispetto a quella degli uomini, risiede nel fatto che ad esse nessuno abbia imposto di partecipare attivamente alla Resistenza. Decidono da sole, in virtú del loro spirito filantropico, di fornire aiuti spontanei, che si rivelarono poi fondamentali per la liberazione. Molti uomini devono a questo «maternage di massa» la loro sopravvivenza e la motivazione necessaria per non abbandonare questa «guerra nella guerra». I numerosi nomi di chi ha fornito una testimonianza sono menzionati dall’autrice.
Benedetta Tobagi è riuscita a dare a queste donne una voce, una dignità, attraverso foto e interviste. Si parla di «tragedie, di speranze, rinascite e di vite». Dichiarazioni di donne che hanno messo a disposizione la propria abitazione, accogliendo e nascondendo qualcuno, mettendo a rischio la propria incolumità. Vengono menzionate le strategie usate per non farsi scoprire, le modalità attraverso le quali le donne affermano la loro identità in una società patriarcale. E ancora i compiti delle staffette e come affrontavano la solitudine, i pregiudizi diffusi verso le giovani nubili, il coraggio dimostrato in situazioni ad elevato rischio per la loro vita soprattutto quando fornivano assistenza ai partigiani e informazioni preziose.
La grandezza delle donne, in questo saggio, emerge anche attraverso tutte quelle forme d’ingegno usate per trasformare alcuni stereotipi a beneficio della lotta: è il caso di alcune partigiane che per compiere la loro missione in maniera inosservata hanno lasciato credere di essere delle prostitute o il caso di tutte quelle giovani donne che hanno dimostrato la capacità di ribaltare la figura della donna esaltata dalla propaganda fascista. Alcune riuscivano a passare inosservate e rendevano i militari ciechi ai loro inganni. «L’unica volta che ho messo il rossetto in vita mia è stato per mettere una bomba», affermava Teresa Mattei, insospettabile gappista nei suoi spostamenti tra Roma e Firenze. Ottime maestre d’improvvisazione, feconde in termini di attività espressiva e creativa. Emblematico è, a questo proposito, il fatto che con la documentazione di tali imprese, l’autrice respinga il concetto di madre inteso in senso puramente biologico e metta in evidenza il fatto che si possa essere madri anche in quanto generatrici di idee, creatività e valori. Proprio in questo senso la Tobagi considera la Resistenza «un’esperienza a cui nemmeno la maternità è paragonabile» e quindi come una fase fondamentale per l’emancipazione femminile. Una rivoluzione interiore, di «rottura e rinascita», un momento di mescolanza fra il desiderio di liberarsi dal dominio nazifascista e la volontà di sovvertire un ordine patriarcale. Costruire una società piú giusta, questo è il messaggio etico che la Tobagi vuole mettere in evidenza, dove per la prima volta le donne assaporano il gusto della libertà in un mondo in cui si sentivano invisibili.
Un libro che, oltre a stimolare la riflessione e l’ approfondimento di aspetti poco conosciuti, sembra avere l’intento di far emozionare il lettore, perché «c’era spazio per brevi momenti di gioia» come una partita a carte o l’ora del bucato. Ma emerge anche la volontà di sorprendere, facendo riferimento ad alcune figure che hanno reso meno dure le giornate trascorse dai partigiani durante la prigionia e che hanno consentito di mettere da parte la paura e la sofferenza. In vista del suo carattere attuale, questo libro è da considerarsi come un prezioso insegnamento, perché attraverso la conoscenza del coraggio delle partigiane, può indurre tutte le donne a non accettare passivamente modelli patriarcali, limitazioni di libertà o discriminazioni. Ci insegna quanto sia importante combattere per il riconoscimento del proprio valore e dei propri diritti.
Chiara
Vincenzo
Federica