Beppe FenoglioUna questione privata

Liceo Gian Domenico Cassini, Sanremo
Classe: V R
Docente: Francesca Rotta Gentile

È difficile trovare un romanzo che parli della lotta partigiana, ma che al contempo riesca a essere cosí vicino al lettore di oggi, portandolo a emozionarsi ancora su quelle vicende, come se il tempo non fosse mai passato, e che racconti allo stesso modo una storia d’amore incredibile in grado di scuoterci dal profondo e metterci in completa connessione con il personaggio: questo è il caso di Una questione privata.

È un romanzo unico nel suo genere in cui, non si ha una visione ideologica della Resistenza, ma una di tipo morale ed esistenziale, che permette di collocare gli eventi storici in una dimensione assoluta, distanziandosi e cogliendo in essi significati che vanno al di là della contingenza storico-politica. La narrazione si distingue dalle altre in quanto evoca i temi fondamentali della realtà, i problemi estremi e i nuclei essenziali quali: il destino, l’amore, il tradimento, la morte, la libertà, la pace. Se da una parte Pavese recupera il mito dalla tradizione classica come contatto con una condizione vitalistica, Fenoglio da quegli stessi modelli, conferisce al novecento e alla nostra epoca il suo solenne canto epico, che risuona in eterno nel sottofondo delle nostre vite.

Una questione privata diventa quindi l’emblema della Resistenza, che come una vera e propria epopea, incarna l’espressione fondativa dei valori di una civiltà, quali la libertà e l’antifascismo. Ripercorre in qualche modo la cultura anglosassone cinquecentesca della mitica Inghilterra cromwelliana, intrisa di rigore puritano e afflati libertari, che ha il suo cantore d’eccezione in quel John Milton che diventerà il simbolo di equità e giustizia.

All’interno della vicenda, infatti, si evince dal protagonista una vera e propria “resistenza”, non tanto contro la morte, ma piuttosto una continua lotta per affrontare e sopportare ciò che il destino gli riserva. Milton diviene quindi un moderno eroe epico delle Langhe, che non cede all’angoscia e alla disperazione, ma va incontro al proprio destino come un qualcosa di ineluttabile, già scritto nel ciclo inesorabile del tempo. Proprio per questo lo stesso Calvino lo paragonerà all’Orlando furioso e lo definirà come un «romanzo che tutti avevamo sognato», intriso di follia amorosa, mistero e commozione. Il racconto riflette la dimensione cromwelliana e ideale, un modo d’essere che è degli uomini di ogni tempo, ovvero quello di chi combatte per la propria dignità e libertà esistenziale. Trasfigura quindi gli eventi storici collocando la lotta tra fascisti e partigiani sul piano assoluto di un’avventura esistenziale che assume un valore quasi mitico. È il simbolo di una passione amorosa e un sentimento prossimo alla follia, una corsa contro il tempo, in cui viene ripreso l’antieroe di Hemingway e l’ossessione per il dettaglio, in grado di sollevare un aspetto piú nascosto e mostrare quel qualcosa in piú che appartiene al territorio del non detto. Dal punto di vista stilistico, ma anche filosofico e tematico, Fenoglio si confonde con Hemingway, viene riscoperta un’ossessione maniacale per la scrittura, come un qualcosa di indispensabile ed essenziale da cui entrambi non riescono a discostarsi e diviene il riflesso dell’autore stesso.

Il romanzo descrive in maniera cruda e senza compiacimenti la realtà della guerra, in cui vengono rivelati i sentimenti piú puri e umili dell’uomo, ormai spogliato di tutto, spinto solo dalla speranza e fiducia in un ritorno alla “normalità”. All’interno del romanzo vengono ripercorse le colline delle Langhe, luogo del giovane amore, ora stroncato dalla ferinità della guerra che trasforma e muta il paesaggio in un monotono e triste scenario, interamente coperto dalla nebbia, dal fango e dal dolore, in cui un soldato lotta ancora per il proprio amore cosí vicino, ma al contempo, cosí irraggiungibile. L’intero panorama diventa quindi una presenza viva, un riflesso dello stato d’animo dei personaggi, che accompagna le peripezie del protagonista e della sua storia, in cui tutti i crinali e rittani, incupiscono il vortice di ansia e di rammarico del soldato Milton e accompagnano la sua corsa struggente e disperata per scappare dal fango e dalle pallottole, nel disperato tentativo di salvare la propria vita, ma anche il forte amore che arde ancora dentro di lui, che divengono quindi l’emblema di una delle storie d’amore piú struggenti e appassionate di sempre.

La scrittura cosí incalzante, lo stile essenziale, il ritmo di tensione crescente, crea un vero e proprio legame tra lo stato d’animo di Milton e quello del lettore, che si trova costantemente col fiato sospeso. L’ambiente, infatti, per Fenoglio diventa non solo la cornice degli eventi narrati, ma il protagonista, che come una melodia drammatica e angosciante, accompagna la marcia aspra e dura dei partigiani evocando un sentimento di dolce nostalgia e ricordo. Il forte legame con il proprio territorio, cosí come il paesaggio ligure per Montale o quello siciliano per Pirandello, diventa parte integrante del romanzo e gli attribuisce un carattere unico e indistinguibile. Fenoglio riesce, quindi, a ridare vigore alle istanze della realtà, sull’esempio dei grandi maestri del Realismo europeo, della congeniale e radicata eredità di Verga, offrendo un contributo fondamentale e originale alla cosiddetta “letteratura della Resistenza”.

Il romanzo contiene nella sua piú intima essenza una chiave di lettura ancora adattabile all’epoca contemporanea, spiegando come il desiderio e la forza di volontà giocano, a volte, un ruolo fondamentale nei momenti piú bui della vita e di come “una questione privata” possa diventare davvero l’unica questione nella vita di un uomo, anche durante le atrocità della Seconda guerra mondiale. Nell’animo di Milton infatti, spogliato di tutto, vi è ancora un barlume di speranza, mosso dal sentimento che appartiene piú di tutti all’uomo: quello dell’amore, che dimostra come anche negli animi, all’apparenza ormai impenetrabili ed ermetici, esista ancora un qualcosa di umano che resiste alle intemperie e agli orrori delle vicende e che mantiene legato con un filo sottilissimo l’uomo alla realtà.

Una questione privata non è un semplice romanzo che tratta della Resistenza, ma un racconto in grado di trascinare il lettore nella tensione che tiene le relazioni tra i componenti delle formazioni partigiane, nel clima di perenne sospetto tra la popolazione contadina, nella disperazione dei prigionieri, nella paura della morte, nella speranza e nell’incertezza del domani. Perché è solo grazie alla speranza che l’animo dell’uomo continua a vivere, correre e scappare, ignorando la fatica, il dolore e la sofferenza che permette di vedere l’invisibile, toccare l’intangibile e raggiungere l’impossibile.

Alessia

 

Una questione privata è un romanzo scritto da Beppe Fenoglio, pubblicato postumo nel 1963, due mesi dopo la morte dell’autore. Il titolo stesso del romanzo rivela la complessità delle tematiche affrontate: un intreccio di tensioni che alterna il racconto di una “follia amorosa” al contesto storico della Resistenza italiana.

Il protagonista della storia, Milton, è un giovane partigiano badogliano, che, al principio della narrazione, nel corso di una ricognizione militare ad Alba, non a caso città natia dell’autore, si imbatte nella villa dove aveva abitato Fulvia, giovane torinese di cui Milton è profondamente innamorato. Grazie a un breve dialogo con la custode della villa, Milton fa una devastante scoperta della quale ha l’assoluta necessità di avere conferma dal diretto interessato, il suo amico Giorgio. La storia del giovane Milton consiste essenzialmente nella ricerca disperata e irrinunciabile della verità: una verità riguardante il rapporto passato con Fulvia, dalla quale dipende il senso stesso della sua vita, una verità della quale Milton ha bisogno al punto da intraprendere un percorso di estremo rischio per risolvere un enigma con il quale, nonostante la complessità e il pericolo della Resistenza, che egli stesso sta vivendo in prima persona, non è in grado di convivere. Proprio in questo parallelo si cela la spiegazione di un titolo cosí enigmatico: una “questione privata”, riguardante i problemi di cuore di un giovane uomo, costretta a coesistere con una questione estremamente “pubblica”, ovvero la promessa di una liberazione imminente dal regime fascista.

Lo stesso Italo Calvino, nella prefazione de Il sentiero dei nidi di ragno esprime estrema ammirazione nei confronti di Fenoglio, e in particolare nei confronti della sua eccezionale capacità di racchiudere in un solo romanzo l’unico e il collettivo, la storia di un singolo partigiano e della Resistenza nella sua totalità. «È al libro di Fenoglio che volevo fare la prefazione: non al mio»: Calvino individua in Fenoglio l’unico reale realizzatore del sogno e del progetto di qualsiasi scrittore italiano della sua epoca, ovvero un’opera che racchiudesse la storia della Resistenza partigiana, ma allo stesso tempo attribuisse un’adeguata rilevanza alle singole storie di tutti quei partigiani che vi avevano contribuito. Proprio in questa rara capacità di sintesi si trova, a mio avviso, la chiave di lettura di un romanzo come Una questione privata al giorno d’oggi: in un’epoca storica tragicamente tempestata di conflitti, la storia passata resta l’unico mezzo in nostro possesso per tentare di comprendere l’inimmaginabile. La storia del partigiano Milton ci dimostra infatti come, all’interno di un conflitto, l’individualità delle persone coinvolte e le loro storie personali restino protagoniste.

Proprio per la centralità dell’elemento umano, che rende l’opera estremamente introspettiva, nasce spontaneo il confronto con i numerosi romanzi che in maniera piú analitica i vari conflitti. Tra i molti che ho letto, per interesse e per il mio percorso di studi, mi preme citare il punto di vista adottato da Vasilij Grossman, giornalista e scrittore sovietico autore de L’inferno di Treblinka. Lo scritto di Grossman consiste sostanzialmente in un primo reportage del campo di sterminino definito come «la piú terribile fabbrica della morte nazista», pubblicato nel 1944 sulla rivista «Znamja» (Bandiera) e dato successivamente in lettura al collegio d’accusa del processo di Norimberga. L’opera di Grossman, i cui reportage apparivano dal 1941 sull’organo ufficiale dell’Armata Rossa, «Krasnaja zvezda» (Stella rossa), è fondata su decine di testimonianze di superstiti, abitanti dei dintorni del campo, delle guardie stesse. Differenza sostanziale tra Una questione privata e L’inferno di Treblinka è sicuramente l’intenzione secondo la quale procede la narrazione: ciò che caratterizza Treblinka è infatti la minuziosità delle descrizioni, che riportano in modo incredibilmente specifico le caratteristiche del campo. Altra caratteristica distintiva del testo è la mancanza di una connotazione personale: a differenza di Fenoglio, il cui tratto distintivo è proprio la destrezza nel conciliare la storia personale di Milton e quella di tutti gli italiani, Grossman in Treblinka non si concentra mai sulla storia di un personaggio, su ciò che gli accade, o sulle sue emozioni. Ciò che invece coincide in entrambe le opere è la descrizione dei paesaggi, di vitale importanza, seppur per ragioni diverse, per entrambi gli autori: la Resistenza rappresentò in Italia una fusione tra paesaggio e persone. Milton stesso, nel corso della storia, dimostra una straordinaria conoscenza delle colline circostanti la città di Alba, attraverso le quali egli si destreggia con sicurezza alla ricerca della verità di cui ha bisogno.

Immergendomi nella realtà rurale protagonista del romanzo di Fenoglio, spontanea è l’associazione al territorio del nostro Ponente ligure, che, grazie all’entroterra collinare e ai contrafforti delle Alpi Liguri, è stato il teatro naturale della Resistenza armata: proprio tra quelle colline, infatti, presero vita le prime formazioni partigiane. A guidarle, molti uomini che combattevano spinti da profondi ideali antifascisti, quali la voglia di libertà, la giustizia sociale, la democrazia e la patria, come il dott. Felice Cascione, originario proprio di Porto Maurizio. Detto “u Megu” in battaglia, prima di essere ucciso ad Alto nel gennaio del 1944, fu autore di Fischia il vento, canzone che divenne uno dei piú noti simboli della Resistenza italiana.

In conclusione, la lettura di Una questione privata di Beppe Fenoglio, resta indubbiamente attuale: l’autore, recuperando la propria esperienza personale di partigiano, consegna ai lettori un’immagine tanto chiara quanto intensa di quella che fu, dal suo punto di vista, la Resistenza partigiana, fatta di lotte e contraddizioni, ma anche di un’umanità nobile e autentica.

Alice