Rosaria Scotti, Ischia
A pochi giorni dall’uscita nelle sale cinematografiche del film Nata per te, tratto da una storia vera, la lettura del libro Nata per te. Storia di Alba raccontata fra noi è quanto mai opportuna perché ci suggerisce una serie di riflessioni sul concetto di diversità, inclusione e paternità, intesa quest’ultima non solamente come concetto biologico, ma come legame emotivo e simbolico tra due esseri viventi.
Il libro è il risultato di un’intervista che lo scrittore Luca Mercadante, che parte da altri punti di vista sul mondo rispetto a Trapanese, fa allo stesso Trapanese: quasi un modo per consentirci di leggere la storia di Luca sotto piú angolazioni e non necessariamente solo dal punto di vista del protagonista. Ne viene fuori un ritratto bello e complesso di Luca, che pensa alla disabilità come a un modo di essere.
«Qualcuno pensa, in maniera colpevolmente semplicistica, di trattare la disabilità come una malattia e quindi di risolverla cercando una cura. Ma la trisomia è un modo di essere, non una malattia».
Considerazioni a cui Luca arriva dopo un lungo percorso sia umano, perché ancora adolescente non si sottrae al percorso di accompagnamento alla morte di una persona cara, la cui perdita riesce a elaborare dopo tre anni grazie all’aiuto di padre Gennaro, e lavorativo, perché da oltre dieci anni Luca lavora nel mondo della disabilità: ha fondato e gestisce un’associazione che si occupa ogni giorno di sessanta ragazzi portatori di varie disabilità; una casa di accoglienza per madri in difficoltà; un market solidale grazie al quale 150 famiglie ricevono tutti i mesi un aiuto alimentare; un doposcuola per bambini a rischio; una comunità dove i ragazzi disabili fanno esperienza di vita adulta lontano dalle famiglie di origine; infine c’è la Casa di Matteo, un centro residenziale che accoglie bambini affetti da gravi malformazioni o malati terminali. La sua storia è impregnata di un profondo sentire religioso, quello che lo spinge a valorizzare e a trovare un significato in qualunque condizione la vita si manifesti, e che lo porta a rivolgere nella parte finale del libro-intervista una lettera alla madre della bambina, che, a dispetto dei commenti colpevolizzanti del contesto sociale, difende, sottolineandone il coraggio della sua prima scelta, quella di portare avanti la gravidanza pur sapendo a cosa andasse incontro:
«[…]c’è un uomo che per il resto della sua vita si domanderà se è alla tua altezza. Ci sono io che, per ogni decisione che prenderò, ogni volta che dovrò tirare fuori l’audacia per essere davvero il padre che lei si merita, sarò consapevole che nella gara del coraggio arriverò, non so a che posto, ma certo dopo di te».
Una storia, dunque, ricca di spunti di riflessione e di emotività che ci consente di avvicinarci a un tema molto attuale nel dibattito pubblico attraverso l’esperienza di chi, da una posizione minoritaria, proprio come quella degli ospiti delle sue case-famiglia, difende il suo desiderio e porta avanti la sua battaglia per una società in cui l’ingiustizia abbia sempre meno spazio, con i mezzi e le opportunità forniti dal nostro contesto sociale.
«Quello che non era mai stato fatto è dare una neonata, libera dalla patria potestà, a un giovane single che ha l’intento dichiarato di fare famiglia e questo non è mai avvenuto prima d’ora, mi spiega Luca, non perché i tribunali si siano rifiutati, ma perché nessuno ha mai fatto istanza».
Rosaria Scotti è Dirigente scolastica della Direzione didattica statale Primo Circolo di Ischia.