Liceo Majorana, Torino
Classe: IV B
Docente: Claudia Leoni
A quale matematico, tra quelli descritti, è piú legata? Quale l’ha affascinata di piú?
Credo Wiener. Alla fine Norbert Wiener perché è stato un uomo curioso e capace. Perché ha cercato di avere una vita normale. Perché ha sempre ripudiato la guerra. E perché ha dimostrato che la conoscenza non è un superpotere; alla conoscenza, studiando, tutti possono accedere. Mi piace Wiener perché ha fatto «tana libera tutti».
Pensa che il fatto di avere un padre fisico abbia contribuito a far nascere la sua passione per la matematica?
Penso di sí, mio papà – ma anche la mia mamma che ha studiato giurisprudenza – ha sempre giocato con me e con le mie sorelle, facevamo puzzle, inventavamo storie, soprattutto eravamo esposti all’intelligenza viva di queste due persone che non ci spaventavano del non capire. Io penso che questa impavidità nell’affrontare le cose che non sono immediate, che non sono subito comprensibili, sia stata una buona educazione e forse, a posteriori, anche una possibilità per avvicinarmi alla matematica nonostante io sia stata una pessima studentessa di matematica a scuola.
Cosa l’ha spinta a scrivere questo romanzo?
La paura di dimenticare tutti i miei studi di matematica molto piú di quanto io li avessi e li abbia già dimenticati. Quando ho cominciato a scrivere Storia umana della matematica pensavo che alcune cose, pur non sapendole piú fare, potevo ancora raccontarle. E cosí ho scritto per avere una fotografia di me matematico, prima che questo mio me matematico scomparisse.
Lei ha detto che la sua lente per guardare la vita è la matematica; questo approccio come ha influenzato le sue scelte?
Non so se le lenti influenzino le scelte. Credo che influenzino lo sguardo. Io penso che la matematica abbia influenzato il come guardare, ma non cosa guardare. Le cose da guardare ci sono, disponibili a tutti, evidenti o meno, ma disponibili. La matematica mi ha insegnato – o io l’ho imparato «nonostante», come spesso tutti impariamo «nonostante» – che c’è, o sembra almeno, un’altra possibilità di guardare le cose.
Quale pensa possa essere un modo per avvicinare le persone, gli studenti in particolare, alla matematica?
Al liceo mi piaceva molto ripetere la frase – non so piú dove l’ho letta e come – di Ortega y Gasset, un filosofo spagnolo. Ortega scrive «La storia è per l’uomo ciò che la natura è per l’animale» e io penso che la storia, il racconto della storia, e le storie piú in generale, ci creino intorno gli spazi nei quali possiamo crescere, imparare, incuriosirci e innamorarci.