IISS Salvemini di Alessano (LE)
docente: Valeria Bisanti
Nel capitolo Le dimensioni che contano, lei parla di Hermann von Helmholtz come di un fisico che si propone di studiare le «tendenze delle matematiche». Un pensiero scientifico può, davvero, essere studiato come un fenomeno di costume?
Il pensiero scientifico è anche un fenomeno di costume. Se le cose umane esistono nel tempo e nello spazio, perché la matematica e la fisica, che sono cose umanissime, non dovrebbero essere nel tempo e nello spazio? E ogni tempo ha le sue mode, e le sue esigenze e le sue curiosità. E dunque, i suoi costumi.
Mauro Picone riesce a fare in modo che l’esercito italiano possa combattere la Prima guerra mondiale senza continuare a spararsi addosso: con i suoi calcoli, infatti, ha permesso all’artiglieria italiana di condurre la guerra di montagna contro le linee austroungariche. L’esperienza della guerra per lui diviene fondamentale perché cambia completamente la sua visione della matematica: la matematica può contribuire a risolvere problemi pratici e a migliorare la vita delle persone?
La matematica, come qualsiasi disciplina, dalla filologia classica, al ridipingere bene una staccionata (come faceva Karate Kid, ma forse voi siete troppo giovani, o io troppo vecchia per trovare una metafora televisiva adatta), migliora il quotidiano perché lo rende piú comprensibile. La matematica, forse piú di altre discipline, consente di immaginare tutte le possibilità del quotidiano e degli esseri viventi, e dunque allarga il mondo. E la matematica riesce perché è fondata su una immaginazione che non è metamorfosi, non ricombina il mondo, lo inventa.
Lei dedica un capitolo a Landau, il fisico russo che visse due volte: Landau è vivo o morto, come il gatto, come Biancaneve perché tutto dipende dall’osservatore; e gli osservatori, in questo caso i fisici russi, vogliono che viva. Un problema molto attuale non crede?
Non so se lo definirei un problema. Io la chiamerei una possibilità. Ed è una possibilità che, per esempio, con i social è diventata molto piú attuale. La capacità dell’osservatore di dare realtà. Mi sembra una possibilità molto attuale. Voi che dite?
La sensazione è che questo «racconto» vada ascoltato e non piú, solo, compreso; nel libro sono presenti continui salti temporali, moltissime citazioni letterarie, riferimenti spesso ironici e divertenti ad aneddoti, film, cartoni. Alla fine lei inserisce una originale bibliografia e osserva che questo libro è una fotografia che tra diversi anni le servirà a ricordare com’era, le cose e le persone che ha amato. Questo particolare stile di scrittura nasce da un’impellenza interiore? E quanto è stata importante nella sua formazione Virginia Woolf?
Se a questa «impellenza interiore» decidiamo di dare il nome di curiosità allora io le direi Sí, questo libro, come tutte le mie azioni, nasce dalla curiosità di capire, dividere, unire. Alla seconda domanda non posso rispondere perché per me equivale a Quanto sono state importanti le giornate di sole, le corse in bicicletta, le mia sorelle, certi disegni incisi col compasso sul mio banco di studentessa. Per dire che Virginia Woolf non appartiene per me allo studio, ma all’esperienza e all’occasione.
Tra matematica e letteratura alla fine lei ha scelto le parole: «la mia tigre», lei dice, «sono i libri, nella convinzione che i libri salvino la vita, e non la vita astratta ma il quotidiano volta per volta». I libri insomma aiutano a vivere meglio. La letteratura aumenta la capacità di riconoscere i comportamenti degli altri. Che valore può avere la letteratura nella società attuale?
Io spero sempre che la letteratura torni a soppiantare la psicanalisi. La letteratura racconta tutti i nostri possibili comportamenti, e dunque anche quelli degli altri. La letteratura sostituisce il verbo «giudicare» con «comprendere», e questa mi è sempre parsa una cosa bellissima.