IIS De Sanctis Deledda, Cagliari
Docente: Franca Rita Porcu
Classe: IV I
Il consiglio piú prezioso che abbiamo colto dal libro di Vera Gheno è questo: «Non smettere mai di studiare e approfondire, la conoscenza non è mai abbastanza».
In Le ragioni del dubbio, la sociolinguista italo-ungherese lo ripete piú volte: non si può mai dire di sapere troppo, è un’illusione pericolosa che ci fa sbagliare. Ci sono sempre informazioni o aspetti di un fenomeno che ci sfuggono, e se ammettiamo questo possiamo evitare di parlare a vanvera e dire sciocchezze.
Nelle duecento pagine del libro, l’autrice svolge una riflessione sul linguaggio e la comunicazione. Come spesso fa nei suoi libri, sottolinea l’importanza delle parole. Le parole ci servono per comunicare con gli altri, ma, nello stesso tempo, formano i nostri pensieri. Per questa ragione è importante sceglierle con attenzione. La sociolinguista cita molti esempi. Li prende dalle comunicazioni che avvengono nei social, oppure tra le persone, o nei media tradizionali come i giornali.
Per esempio, riporta alcuni titoli sui femminicidi e mostra come certe espressioni diano l’idea che è accettabile morire per amore. Titoli come Le lacrime di Sebastiani dopo l’arresto: «l’ho uccisa, ma l’amavo» danno una visione distorta dell’amore, e contribuiscono a formare l’opinione che un fatto grave come l’assassinio sia giustificato se avviene in nome di un sentimento positivo come l’amore. Mettere in risalto le lacrime dell’omicida convince i lettori che egli si è pentito, e che comunque ha fatto ciò che ha fatto spinto dall’affetto. In questo caso le parole non solo descrivono gli eventi, ma modellano la mentalità delle persone: in fondo, si può perdonare una persona che agisce sconvolta da un’emozione.
Per evitare queste trappole, e molte altre descritte nel libro, Gheno consiglia di seguire un metodo, che si compone di tre fasi: dubitare, riflettere, tacere.
Ogni volta che ascoltiamo una trasmissione televisiva, una conferenza, un video sui social, oppure leggiamo un post, un commento, un articolo dobbiamo porci delle domande.
Spesso, secondo Gheno, le domande sono piú utili delle risposte. Anche se non bisogna esagerare, altrimenti il dubbio può diventare patologico. Nel suo libro, alla fine di ogni parte, dedicata ognuna a una fase del suo metodo, riassume quanto ha scritto. Nella parte relativa al dubitare, che è anche la piú lunga, dice che basta porsi alcune domande, per esempio: ho la certezza di aver compreso ciò che ho letto o ascoltato? Chi l’ha detto o scritto? E quando? Ci sono parole che non ho compreso e che forse sarebbe meglio controllare nel dizionario? In alcuni casi, bisogna anche chiedersi perché ciò che abbiamo letto o ascoltato ci fa arrabbiare.
La sociolinguista mette in guardia dall’effetto Dunning-Kruger, che si verifica ogni volta che siamo convinti di sapere abbastanza di un argomento, e invece ignoriamo molte cose.
Il libro, anche se in alcune parti non è proprio facile da comprendere, ha un taglio divulgativo e pedagogico, proprio perché dà indicazioni utili per comunicare meglio ed evitare di usare le parole in modo sbagliato.
Le parole servono a costruire ponti, dice Vera Gheno, certamente non servono per ferire le persone o sentirci migliori degli altri. E se proprio in quel momento non abbiamo quelle giuste, beh, allora, meglio tacere.
Giulia e Matilde