Stefano MancusoLa tribú degli alberi

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La tribú degli alberi è una storia emozionante e avventurosa, vivacissima e millenaria. Cimentandosi per la prima volta con la narrativa, il celebre botanico ha scritto una storia per tutte le età.

E se chi dice «io» avesse centinaia, forse migliaia di anni? Intorno a Laurin, nei secoli, si è svolta la storia di una intera comunità, e lui ora – con le radici ben salde nel terreno e la chioma ancora svettante nonostante l’età – ne ripercorre le vicende, le incomprensioni, le feste, i dubbi e le promesse. Le piante si organizzano in clan: c’è quello dei Cronaca, seri e coscienziosi, imbattibili nel raccogliere informazioni. Ci sono i Terranegra, i piú numerosi, originali e colorati, diversissimi tra loro. I temibili Gurra, alti e imponenti, sono taciturni (anche se al tramonto è facile sentirli cantare). I Guizza sciolgono i nodi delle scelte, pesano le decisioni e studiano i tramonti – mentre i Dorsoduro, instancabili scienziati, sono addirittura in grado di manipolare la percezione della realtà. Nella tribú degli alberi nascono amicizie speciali e legami indissolubili, qualcuno deluderà i compagni e qualcun altro li salverà.

Una cosa li accomuna però: possono scegliere, e costruire un giorno dopo l’altro – se solo glielo permettiamo – il futuro del mondo in cui tutti abitiamo.

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«La tribú degli alberi è una favola ecologica che può leggersi in almeno tre modi. Uno. Racconto d’avventura nel quale tre giovani, studiando e osservando, ascoltando e inciampando, cercano di sventare l’enorme minaccia che mette in pericolo il loro mondo. Due. Esercizio di rovesciamento del punto di vista dove non sono gli esseri umani a raccontare, ma gli alberi. Tre. Riflessione sul perché, prima o poi, tutti diffidiamo della scienza e degli scienziati e su come resistere alla tensione di vedere le cose separate, divise quando l’intelligenza ha la caratteristica evidente di tenere insieme le cose, abbracciarle» (Chiara Valerio su «la Repubblica»).

«C’era da aspettarselo, il grande salto nella letteratura. Perché sotto la pelle dei saggi firmati da Stefano Mancuso vibra sempre il sottile brivido della narrazione, del racconto piegato alla scienza (nel suo caso, la botanica) svelandone segreti e misteri, come un romanzo d’avventura» (Fulvio Paloscia, «la Repubblica»).

«La tribú degli alberi è un romanzo vivace, pennellato di fantasia, che il botanico, docente, saggista e divulgatore scientifico ci consegna come un piccolo scrigno da esplorare» (Valeria Tron, «Sette – Corriere della Sera»).

«Ne viene un romanzo che invita con grazia a guardarci intorno in una prospettiva altra, ossia dal punto di vista degli alberi, attraverso la forma insieme della favola e della parabola» (Ermanno Paccagnini, «La Lettura – Corriere della Sera»).

«Nell’incrocio fra personaggi immaginari e reali funzioni e capacità delle piante, emerge con forza l’idea che siamo di fronte a una sorta di civiltà, con la quale siamo chiamati a confrontarci. Scoprendo, magari, che abbiamo, come specie, molto da imparare» («Quotidiano Nazionale»).