Sulla pista di efferati misfatti che sconvolgono le tenebrose notti londinesi, Utterson scopre la misteriosa pozione del Dr. Jekyll, capace di ingenerare un’orrida metamorfosi nell’anima e nel corpo e liberare ogni piú riprovevole pulsione.
Un romanzo nero che sonda il dualismo fra bene e male dello spirito umano, composto da Stevenson nel 1885 su commissione dell’editore Longman e tradotto, cento anni piú tardi, su commissione dell’editore Einaudi, da Fruttero & Lucentini in una esemplare, decisiva versione.
Ormai, capii, dovevo scegliere tra le mie due nature. Queste avevano in comune la memoria, ma condividevano in misura affatto diversa le altre facoltà. Jekyll, di natura composita, partecipava ora con le piú vive apprensioni e ora con avido gusto ai piaceri e alle avventure di Hyde; ma Hyde non si curava minimamente di Jekyll, tutt’al piú se ne ricordava come il bandito di montagna si ricorda della caverna dove trova rifugio quand’è inseguito. Jekyll era piú interessato di un padre, Hyde piú indifferente di un figlio. Scegliere la sorte di Jekyll, era sacrificare quegli appetiti cui un tempo indulgevo in segreto, e che ora soddisfacevo liberamente; scegliere quella di Hyde, significava rinunciare a mille interessi e aspirazioni, diventare di colpo e per sempre un reietto, disprezzato e senza amici.
«Lo strano caso del Dr. Jekyll e del Sig. Hyde dovrebbe essere il romanzo feticcio di tutti quelli che, come me, scrivono noir e polizieschi; dovrebbe esserlo non solo perché Stevenson sa creare nel lettore una tensione spasmodica, ma soprattutto perché ci mostra quale maledetta trappola sia l’idea di separare il bene dal male» (Alessandro Perissinotto).
«In questo racconto la banalità diventa spaventosa, con un’alchimia di parole e rovesciamenti del normale che rendono improvvisamente paurose cose che fino a quel momento non lo erano affatto» (Pierdomenico Baccalario).