Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse. Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica.
Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma. Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta.
Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. Ha un’ambizione: che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice piú nessuno.
Leggi un estratto.
«Michela Murgia affronta con eleganza, brio e intelligenza quel legame sottile e mortificante che da sempre esiste, per le donne, tra le ingiustizie che vivono e le parole che le descrivono o con le quali ci si rivolge loro» (Michela Marzano su «La Stampa»).
«Un libro militante, il disvelamento feroce del sessismo nel nostro linguaggio in 112 pagine dense, ironiche, implacabili» (Maria Novella De Luca, «la Repubblica»).
«Michela Murgia coltiva il vizio di tirar fuori all’improvviso – nel senso musicale dell’improvvisazione – un libro breve e acuminato su un tema che la irrita»: sul «Corriere del Mezzogiorno» l’intervista di Diego De Silva all’autrice.
«Piccolo campionario di frasi che le donne sono abituate a sentirsi dire, specie quando “alzano la cresta” in contesti pubblici e privati, analizzato con acume e profondità da una famosa autrice femminista. Provocatoria come sempre» («Elle»).
«Un libro che si legge d’un fiato, uno schiaffo per le coscienze» (Eleonora Molisani, «Tu Style»).
«Centoventi pagine scritte a tratti con sottile umorismo che, però, non strappa il sorriso: leggere equivale a ricordare. E confermare» (Maria Francesca Chiappa, «L’Unione Sarda»).
Michela Murgia è stata ospite a Quante storie e a Che tempo che fa