Ilaria GaspariTu chiamale, se vuoi, emozioni

Siamo proprio sicuri di dare il giusto peso a quello che proviamo? Qualche volta, via via che cresciamo e scopriamo il mondo, ci può capitare di sentirci disorientati, qualche altra meravigliati; oppure ci viene da piangere senza un motivo, o con un motivo precisissimo che ci fa male confessare; ci sentiamo ogni tanto un po’ esaltati, qualche volta feriti, o sul punto di scoprire qualcosa di noi a cui non sappiamo ancora dare un nome. Il punto è che i libri sono anche una meravigliosa palestra in cui possiamo esercitarci a sentire per interposta persona: innamorarci, arrabbiarci, emozionarci attraverso il tramite dei personaggi, entrando e uscendo dalle loro voci. In questo modo, non solo ci renderemo conto di non dover diffidare delle nostre emozioni, ma impareremo anche a parlare il loro linguaggio, o quantomeno, a farci l’orecchio. Cosí quando poi ci innamoreremo o ci arrabbieremo nella vita vera, saremo sempre meno soli. E piú capaci di leggere noi stessi e le persone, in carne e ossa, che ci fanno battere il cuore. Ecco allora qualche idea per addentrarsi nell’affascinante, tumultuoso mondo dei moti dell’animo.

Le lacrime degli eroi, Matteo Nucci: perché anche gli eroi omerici si emozionavano, eccome. Non solo: la loro forza stava anche, come dimostra questo bel saggio, nell’ardire di mostrare la propria debolezza.

L’uomo dei lupi, Sigmund Freud: un’indagine su un sogno, uno dei “casi clinici” freudiani piú classici. Un libro meraviglioso, quasi un giallo. Perché ci sono, dentro di noi, misteri che per essere risolti hanno bisogno di veri e propri detective, e Freud è come minimo lo Sherlock Holmes dell’inconscio.

Uno zero piú ampio, Emily Dickinson: una voce di poeta che è un canto, e canta tutta la meraviglia di scoprirsi esultanti, feriti, vulnerabili al mondo.

 

Sonetti dell’amore oscuro, Federico García Lorca: un altro canto, questo, un perfetto canto di desiderio.

Parla, mia paura, Simona Vinci: perché non dobbiamo aver paura della paura che abbiamo: spesso l’angoscia è una voce che cerca di dirci qualcosa.

Ti ho sposato per allegria, Natalia Ginzburg: una pièce deliziosa, che racconta una storia d’amore strampalata e ci mostra come anche gli aspetti un po’ imperfetti, un po’ sghembi della vita si possano guardare con un sorriso: quando non si è proprio felici, è pur sempre una buona idea tenersi allegri.