Luciano BolisIl mio granello di sabbia

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Il resoconto di un partigiano sfuggito all’ultimo momento al suicidio. Un documento e un esempio di coraggio e di civiltà.

Nel febbraio del 1945 Luciano Bolis, militante del Partito d’Azione, fu arrestato dai fascisti. Rinchiuso nelle carceri genovesi di via Monticelli e orribilmente torturato, per non rivelare i nomi dei suoi compagni tentò il suicidio squarciandosi la gola con una lametta. Trasportato in fin di vita all’ospedale, fu poi liberato dai partigiani con un colpo di mano proprio alla vigilia del 25 aprile.

La peculiarità di questo libro rispetto all’insieme della memorialistica resistenziale consiste, oltre che nella naturale forza narrativa di Bolis e nel carattere estremo della sua esperienza, nell’assenza di qualsiasi intento celebrativo. Qui non c’è alcun destino storico di popolo, alcun collettivo a cui attingere energie o in cui diluire la propria angoscia. C’è invece un uomo solo, chiuso nel carcere con i suoi pensieri e i suoi tormenti, unica risorsa il dialogo interiore. E unica fede: gli imperativi morali da cui far dipendere i comportamenti e le scelte politiche.

Sono pienamente convinto che il mio sacrificio non sia che il granello di sabbia di un deserto, e la mia vicenda altro non rappresenti se non lo sforzo e le sofferenze di un uomo tra lo sforzo e le sofferenze d’una moltitudine di uomini che come lui e piú di lui hanno lottato e pagato, e i migliori dei quali non sono oggi in grado di scrivere nessuna storia. Io credo però che sia dovere dei sopravvissuti il fare la storia dei propri «granelli di sabbia» perché anche chi, per particolari circostanze o diversa sensibilità, non abbia fatto parte di quella che piú sopra ho chiamato moltitudine, sappia che cumulo di valori, in sangue terrori e attese, è costata questa nostra Liberazione e che cosa ci sia dietro al nome ancora oggi frainteso, disprezzato o rigettato con vacua sufficienza, di partigiano.

«Una straordinaria e puntigliosa confessione» (Ferruccio Parri).

«Da questo impegno di lasciare un messaggio, preso con se stesso mentre attendeva la morte, pochi mesi dopo scaturí un libro che ne conservava intatta tutta la carica di drammaticità e di intransigenza» (Giovanni De Luna).

Su Radio3 Rai Mimmo Franzinelli racconta la vita di Luciano Bolis:

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