Liceo scientifico Cafiero, Barletta
Classe: II B
Docente: Silvia Grima
Il treno dei bambini, romanzo di Viola Ardone, tratta di una storia vera, ambientata nel sud Italia e piú precisamente nel napoletano, dove le condizioni di vita durante il dopoguerra erano molto misere e critiche. La vicenda è narrata in prima persona da un bambino di sette anni, Amerigo, che con il proseguire della storia diverrà sempre piú consapevole e maturo, migliorando via via il suo lessico grezzo. La madre Antonietta, per migliorare la vita del figlio, lo affida al partito comunista che assegna alle famiglie del nord i bambini poveri del sud per consentire loro una vita migliore.
Amerigo si affeziona pian piano alla sua nuova famiglia adottiva settentrionale, cresce in salute e scopre dei nuovi hobby che si rivelano delle passioni, come la musica e il violino. Dopo il tempo di permanenza stabilito trascorso al nord, torna dalla madre che lo vede cambiato radicalmente. Amerigo si sente spaesato e incompreso quando le parla dei nuovi valori acquisiti al nord, delle passioni coltivate e delle nozioni apprese. Scorge un certo disgusto nella madre che è intenta a spronarlo per faticare e guadagnarsi da vivere, poiché la realtà là è ben diversa da ciò che ha vissuto al nord fino a quel momento, e non si mostra felice per lui, tanto da tagliare a sua insaputa tutti i mezzi di comunicazione e le lettere che la sua famiglia adottiva spedisce. Amerigo quando lo scopre si sente incredibilmente frustrato e decide di prendere il primo treno per Modena e ritornare dove si è sentito davvero a casa. Cinquant’anni dopo il bambino diventa un violinista di successo e finalmente decide di tornare nella sua casa originaria per riparare alla separazione dalla madre, ma è ormai troppo tardi.
Questo romanzo è molto profondo e sentimentale, affronta il tema della separazione, della lacerazione dei rapporti piú cari come quelli con i familiari da cui ci si allontana per motivi personali, perché non ci si è mai chiariti a fondo, perché non si è mai parlato abbastanza per capirsi, arrivando a rompere tutto per il proprio bene, per poi pentirsene. Quando rimediare sarà impossibile per la tirannia del tempo, che detta e comanda, che non aspetta e divora tutto. Il romanzo fa anche riflettere in molti punti, come ad esempio il motivo per cui la mamma Antonietta abbia deciso di mozzare tutti i rapporti che il figlio aveva instaurato con la famiglia del nord, impedendogli di leggere le lettere da loro inviate, gettandole a sua insaputa e non rendendolo mai partecipe, provocandogli rabbia, frustrazione e voglia di fuggire. Se la donna l’abbia fatto per gelosia o per paura, rimarrà sempre un interrogativo. Il libro infine fa riflettere sul valore della famiglia, sull’importanza di apprezzare la presenza di qualcuno e non darla troppo per scontata, prima che sia troppo tardi e che sopraggiungano i rimorsi futuri.
La peculiarità di questo romanzo rimane comunque la narrazione dalla prospettiva di un bambino, all’inizio ignorante, piccolo, ignaro di tutto, che cresce attraversando luoghi diversi, conoscendo persone, facendo esperienze, coltivando passioni, esplorando tutto ciò che lo circonda e approfondendo la sua istruzione: tutto interamente raccontato attraverso i suoi occhi, filtrato dalle sue emozioni, dai suoi pensieri e dalle scelte che lo porteranno ad essere un uomo adulto e affermato.
Giorgia R.