L’animale piú strano che io abbia mai incontrato è quello che, parafrasando Franco Battiato, mi porto dentro ancora oggi: la me stessa ragazzina. Della mia adolescenza ricordo le ore passate sui libri (ebbene sí: avevo tendenze secchione), il desiderio cocente di superare la sindrome da tappezzeria (l’eccessiva timidezza che mi impediva di fare amicizia con i miei simili nelle situazioni conviviali), i primi immensi, indimenticati amori, la voglia di trasgredire ai lacci e lacciuoli imposti dai miei genitori, che diventavano l’emblema di una «decadente società borghese» (definizione che, oggi posso ammetterlo, per lungo tempo ho usato senza comprenderne esattamente il significato). Infine, ricordo i miei primi incontri con le ingiustizie e la nascita del desiderio per una società piú equa.
Benché siano passati trent’anni dalla mia adolescenza, penso che i chiaroscuri, i contrasti, le pulsioni inconciliabili, talvolta incomprensibili anche per chi le sta provando in quel momento, caratterizzino allo stesso modo anche gli adolescenti di oggi; con le dovute differenze, penso che in ogni era i ragazzi vivano anni in cui la scoperta e la definizione del sé passano inevitabilmente dal caos; un caos che, come ci ricorda Nietzsche, in molti casi è condizione necessaria «per poter generare una stella danzante» (ricordo che possedevo anche una maglietta, con quella scritta: ne andavo molto fiera).
Per celebrare, quindi, i meravigliosi e irripetibili contrasti dell’adolescenza, propongo quattro libri che ho amato e che, in qualche modo, possono rappresentare quattro direzioni di esplorazione del sé, degli altri e del mondo.
Kafka sulla spiaggia, di Murakami Haruki, racconta un doppio viaggio: quello di un ragazzo quindicenne apparentemente maturo come un adulto e quello di un anziano signore con un animo da bambino. Il viaggio, chiaramente, non è un semplice viaggio, ma una specie di recherche, di ricerca del sé. Come sempre, Murakami racconta una realtà quasi normale, nella quale si insinuano tentacoli di immaginario. Un romanzo che nutre e che appaga, con la delicatezza con la quale riesce a scrivere l’autore giapponese, meravigliosamente tradotto da Giorgio Amitrano.
Contro il razzismo, a cura di Marco Aime, è una raccolta in cui il problema della xenofobia viene analizzato da quattro studiosi di discipline diverse: Guido Barbujani parte dalla genetica per sfatare il mito della superiorità della razza; Marco Aime dall’antropologia per approfondire il lato “culturale” del razzismo; Federico Faloppa si avvale del suo bagaglio di competenze linguistiche per spiegare come il razzismo si manifesti nella lingua; Clelia Bartoli si addentra invece nelle questioni socio-giuridiche. Il razzismo è una questione tutt’altro che anacronistica; il primo passo per contrastarlo sta proprio nel comprenderne meglio i meccanismi, sia quelli espliciti sia quelli impliciti. Perché, purtroppo, spesso finiamo per essere razzisti senza nemmeno accorgercene.
Paz, antologia di scritti e fumetti di Andrea Pazienza, a cura di Vincenzo Mollica, va letta prima di tutto per rendersi conto quanto quella voglia di trasgressione tipica degli adolescenti sia sempre esistita: i vostri genitori e i vostri docenti hanno fatto a loro volta parte di generazioni con molti grilli per la testa, e non tutti leciti. Andrea Pazienza è stato un grandissimo e poliedrico artista, purtroppo scomparso prematuramente dopo una vita tutt’altro che tranquilla. Eppure, come spesso succede, proprio tramite la sua morte precoce Pazienza è diventato immortale: i suoi scritti tormentati e al tempo stesso divertenti possono parlare con uguale potenza anche ai giovani del presente.
Infine, l’amore: pochi hanno la fortuna di rimanere tutta la vita con il o la loro high school sweetheart, ma di sicuro tutti ricorderanno per sempre l’intensità di quelle prime passioni brucianti, o magari solo sognate nel buio della propria cameretta. A tutti gli innamorati (o innamorandi), che magari non vogliono rinunciare a una punta di necessaria autoironia, propongo la lettura di Cento poesie d’amore a Ladyhawke, di Michele Mari. Perché nulla cura un cuore che brucia d’amore meglio della poesia. La mia preferita del volume recita cosí:
Fedeli al duro accordo
non ci cerchiamo piú
Cosí i bambini giocano
a non ridere per primi
guardandosi negli occhi
e alcuni sono cosí bravi
che diventano tristi
per la vita intera.