ISIS Newton, Varese
Classe: II C mec
Docente: Giuseppe Finocchio
«Marzo è considerato da sempre un mese difficile. Ingannevole. Sembra che il buio sia finito e il sole accecante incanta la gente assetata di luce».
Siamo negli anni 90, Rebecca, la protagonista de Il tuo nome è una promessa, decide di prendere le distanze da suo marito partendo per lavoro con destinazione Tirana, Albania. Lei in quel posto non c’è mai stata però sa molte cose, una fra tutte che quel paese ha ospitato sua madre Esther salvandole la vita dalla seconda guerra mondiale, ma che ha visto anche la perdita di una persona a lei molto cara ovvero la sorella Abigail. Da qui partirà un lungo viaggio tra i ricordi dolorosi da raccontare e la via attuale, e ad aiutarla ci saranno il suo assistente innamorato Andi, che con le parole riesce a ricavare molto piú della semplice attenzione della protagonista, e Thomas che raggiungerà la moglie per poter rimettere la loro storia in sesto. Ma non solo: con un documentario le vicende degli ebrei salvati da re Zog, e delle due sorelle Esther e Abigail verranno riannodate, recuperando, attraverso il racconto, i legami spezzati dalla guerra.
– È venuta al mondo senza un nome? – aveva domandato stupita Esther cercando di attirare l’attenzione della mamma.
– Tutti veniamo al mondo senza nome. Tu hai in mente un nome per la sorellina? – le aveva chiesto con dolcezza.
Esther aveva guardato il visino che mamma fissava con tanto ardore. Piccola e leggera, cambiava espressione nel tentativo di respirare, cosa tutta nuova per lei.
– Abigail – aveva detto convinta – mi piace tanto questo nome.
– Benvenuta Abigail, – aveva detto nonna Rachel. – Anche se hai scelto un brutto giorno per venire al mondo.
Il titolo indica che sono le persone con i loro destini a costruire la trama del romanzo e delle vite, e che è possibile una ripartenza, bella come una promessa, un risarcimento, anche se tardivo, rispetto a quello che una storia dolorosa può provocare, dimostrando cosí che tra la fuga e il ritorno non c’è nessuna differenza.
Il libro parla di alcuni temi molto forti come la guerra, ma non solo, perché vengono messi in evidenza molte particolarità sulla cultura albanese. La caratteristica di alcuni libri come questo sono i flashback che riescono non solo a dare un senso al racconto ma allo stesso tempo ti obbligano a seguire il filo logico della storia che, per certi versi, può essere anche coinvolgente. Potrete notare, se lo leggerete, che nel romanzo ci sono molti personaggi, ognuno di loro con caratteristiche differenti che può andare dalla gentilezza fino a un uso molto diverso e appropriato delle parole, ma soprattutto si nota un concetto sempre importante ovvero quello della necessità di non dimenticare.
La mia classe ha aderito allo Struzzo a scuola, promosso dal progetto “Biblioteca per tutti”. Vorrei far notare che questo libro, come abbiamo fatto noi prima del Covid-19, può essere letto in classe, nell’ora dedicata alla narrativa, per poter rendere tutti partecipi e imparare. Perché è questa la scuola: un luogo dove confrontarsi e raggiungere i propri obbiettivi. Ovviamente con l’aiuto dei professori.
Edoardo Francesco