D come Disonore. Quello degli uomini di ‘Ndrangheta che per difendere l’onore mafioso non esitano a uccidere le proprie figlie.
Questo libro nasce da un fenomeno recente di grande importanza: per la prima volta nella storia della ‘Ndrangheta le figlie e le mogli dei boss collaborano con la giustizia denunciando le loro famiglie. Lo fanno per strappare i propri figli a un ineluttabile destino criminale, ma soprattutto per sfuggire loro stesse al “codice d’onore”.
Si tratta delle linee guida dei membri della mafia calabrese che si definiscono, a loro volta, uomini d’onore. Direttive che servono a far carriera nel crimine, tramandate per via orale e che negli ultimi decenni hanno trovato conferme scritte o sono state riferite agli inquirenti dai collaboratori di giustizia. Un esempio è la vendetta che incombe sulle donne di ‘Ndrangheta che tradiscono il marito o la famiglia: la morte. Un rito feroce di cui i padri devono farsi garanti per rimediare “all’onta” subita, in nome di ciò che emancipazione, cultura e buonsenso definirebbero piú come “codice del disonore”.
Leggi un estratto.
Con Il codice del disonore Dina Lauricella ha vinto il Premio Salvatore Cambosu per la sezione Reportage e giornalismo (2019).
«Storie di coraggio e ribellione che hanno un comune denominatore: il desiderio di dare ai figli un futuro diverso» (Enrico Bellavia, «la Repubblica»).
«Queste pagine hanno il ritmo tipico della fiction, la capacità delle narrazioni meglio riuscite di avvolgere i pensieri, staccare dalla realtà, far entrare “con la pancia” dentro una storia» (Serena Uccello, «Il Sole 24 Ore»).
«Frutto di un’inchiesta giornalistica tra le donne della ‘Ndrangheta calabrese che hanno collaborato con la giustizia, il libro si connota per la sua originalità rispetto agli approcci prevalenti» (Vincenzo Scalia, «Il Manifesto»).
«L’autrice racconta le loro storie con semplicità ma mostrando, con efficacia, l’altra faccia della medaglia, quella di una Calabria che vuole alzare la testa contro l’egemonia ‘ndranghetista» (Ernesto Francia, «Gazzetta del Sud»).
«Lauricella ha scardinato quei meccanismi arrugginiti del codice d’onore. E ha reso volgari, miserabili, inutili, a uno a uno quegli uomini che tutt’ora si credono di valore. Quegli uomini che hanno pronti i vestiti neri da indossare dopo aver ucciso madri padri fratelli figli» (Michele Caccamo, «Huffington Post»).
Dina Lauricella ha curato lo speciale sulla mafia calabrese e il ruolo delle donne Disonora il padre, andato in onda in due puntate su Rai3.
L’autrice è stata ospite a TV2000: