«Forse i grandi uomini bisogna guardarli da lontano».
Il ritratto di un italiano e al tempo stesso dell’Italia intera, provata dalla guerra eppure capace di trovare anche nella forza di un grande campione il coraggio per rialzarsi.
A cento anni dalla nascita, i trionfi, le sconfitte, gli amori, le tragedie di Fausto Coppi raccontati con la voce dei personaggi che gli sono stati vicini: dai famigliari ai fedeli gregari, dalla dama bianca all’amico-rivale Bartali. A ognuno Maurizio Crosetti affida un pezzo di storia, e attraverso di loro affresca l’avventura sportiva e umana di un’anima inquieta che ha incarnato l’essenza stessa di un’Italia fiaccata dalla guerra ma in cerca di nuovo entusiasmo.
Una società in vorticoso cambiamento, con le sue ipocrisie e le sue nobiltà, sfila in bianco e nero accanto alla leggendaria bicicletta dell’Airone, del Campionissimo. Che avrà, infine, l’ultima parola.
Leggi un estratto.
«Il brusio che resta nell’orecchio a fine libro mette addosso una strana nostalgia. Non per un’epoca, per una stagione povera ma bella del ciclismo e dell’Italia. Piuttosto, per ciò che non si ripete» (Paolo Di Paolo, «la Repubblica»).
«Maurizio Crosetti, che racconta da anni di sport, puntando sulla pasta umana dei suoi personaggi, si è inventato una Spoon River adagiata sui colli di Tortona» (Ernesto Ferrero, «»La Stampa).
«Un romanzo corale di amore e tenebra» (Maria Luisa Colledani, «Il Sole 24 Ore»).
«Un libro nuovo, originale e appassionante» (Gian Luca Favetto, «la Repubblica»).
«Crosetti ha circoscritto un pezzo, una vita, un percorso alla volta, e il risultato è che unendo tutte queste volte riappare Coppi, piccolo, smunto, bimbo, poi grande e mai vecchio, stanco e sfinito eppure ancora una volta pronto a vincere» (Marco Ciriello, «Il Mattino»).
«Sfogli le pagine del libro e alla fine ti convinci che siamo tutti lí» (Gaetano Campione, «la Gazzetta del Mezzogiorno»).
«Un racconto avvincente, che scompone la memoria in una narrazione letteraria a piú voci e capace di mescolare l’epica sportiva al registro piú intimo» (Vincenzo R. Spagnolo, «Avvenire»).
«Crosetti ricostruisce un lessico famigliare e non solo, con la discrezione e la cura attenta di chi si muove in casa d’altri» (Andrea Schiavon, «Tuttosport»).