«Pulce qualche volta piange, ma non sa dire che è triste; anzi, a volte sembra che non sappia nemmeno piangere, perché lo fa in un modo che non le scendono le lacrime, ma le piange solo la faccia. È difficile da spiegare, comunque non è molto importante, perché Pulce piange poco».
Pulce ha nove anni, beve solo tamarindo, ascolta Bach, fa sculture con il pecorino e va pazza per le persone arrabbiate. È una bambina allegra, a cui piace infilarsi negli abbracci degli sconosciuti, stritolarti piú forte che può. Ma non parla, perché è autistica. E quando un giorno, come tutti i giorni, mamma Anita va a prenderla a scuola, Pulce non c’è.
Su papà Gualtiero grava una mostruosa accusa e Pulce è stata rinchiusa in una comunità protetta. A parlarci di questa storia è la sorella Giovanna, una ragazzina di tredici anni, curiosa, con qualche tic nervoso e un gruppetto di amici immaginari. Senza retorica e senza patetismi Giovanna racconta lo scontro tra mondo adulto e infanzia, tra malattia e normalità, tra rigidità delle istituzioni e legami affettivi. Il suo sguardo singolare rende intellegibile ciò che anche gli adulti faticano a capire. E ci spiazza.
Leggi un estratto.
«Ci si arrabbia, si ride e ci si commuove nel leggere questa prima opera di Gaya Rayneri, classe 1986. Un esordio ben riuscito» («Il Sole 24 Ore»).
«Cosí Pulce non c’è diventa anche la cronaca, mai retorica, di uno scontro molto piú ampio e universale tra adulti e bambini, tra malattia e normalità, tra istituzioni e famiglia» («La Stampa»).
Dal romanzo il regista Giuseppe Bonito ha tratto un film (2014): «A me, da lettore e poi da regista, interessava fare un viaggio nella dimensione dell’autismo che finora mi era ignota».
Giuseppe Bonito e Gaia Rayneri parlano di Pulce non c’è a Radio Città Futura:
Per la colonna sonora del film, Niccolò Fabi e Mokadelic firmano Il silenzio, vincitrice del Nastro d’argento 2013 come Migliore canzone originale: