Antonella Adinolfi (Bari)
Il libro Storia umana della matematica, formato da racconti distinti tra loro ma in risonanza, ha il pregio di essere una brillante esposizione divulgativa di alcune idee direttrici fondamentali del campo della matematica. A tali idee direttrici si giunge attraverso la storia di cinque famosi matematici (Bolay, Riemann, Laplace, Picone, Wiener) e del fisico russo Landau. La scrittrice parte dalla loro esistenza rivelandoci curiosità e dalle difficoltà da loro incontrate nell’arduo cammino della conoscenza, rivelandoci il loro lato più debole e perciò più umano, per giungere a raccontare la sua vita con le sue passioni, emozioni, interessi, sconfitte e traguardi.
La frase di Thomas Vogel «Niente si assomiglia di più che contare e raccontare. Entrambi unificano il mondo, lo districano e lo liberano» a mio parere sintetizza il messaggio di questo libro. Il merito di Chiara Valerio è quello di essere riuscita a integrare la cultura umanistica e quella scientifica. La scienza, a volte, non mette più l’uomo al centro, ma se stessa, e l’inarrestabile progresso tecnologico inesorabilmente relega a margine il sapere narrativo. Nelle pagine del libro c’è una perfetta fusione di entrambi.
La scrittrice ci racconta del suo amore per la matematica arrivato grazie anche alla figura paterna, verso cui nutre un amore profondo. Bellissima è la descrizione di lei piccola, seduta su una sediolina che aspetta il ritorno a casa del genitore per comunicargli di aver imparato il Teorema di Pitagora. Si studia, ci si impegna, si apprende per amore! Spesso a scuola si trascura la dimensione affettiva, e la matematica viene insegnata come una religione, spingendo gli studenti a studiare a memoria, negando loro il brivido della scoperta.
Insegno matematica nel biennio del liceo scientifico e nelle mie prime due classi abbiamo letto con particolare attenzione il capitolo relativo alle rette parallele. Parlando del 5° Postulato ho prospettato l’esistenza di geometrie diverse da quella di Euclide. Grazie ai contenuti del libro i ragazzi hanno capito che non esiste una verità assoluta, ma che, alcuni studiosi hanno messo in dubbio la realtà Euclidea ritenuta per secoli intoccabile. In matematica non esistono principi di autorità, ogni cosa si può mettere in discussione a condizione di sottoporre tutto a vaglio critico.
Nel libro viene descritta, per ben due volte, la frustrante sconfitta della scrittrice per la mancata iscrizione alla facoltà di lettere alla Normale di Pisa, e vengono sottolineati gli insuccessi di alcuni grandi scienziati. Tutto ciò ha permesso ai ragazzi di riflettere sul valore dell’errore. Ogni atto creativo porta la possibilità del fallimento, ma anche la consapevolezza che ogni fallimento darà vita a nuovi tentativi. Gloriosi fallimenti possono rivelarsi con il tempo inattese vittorie.
Questo libro è una miniera ricca di elementi diversi, perché induce moltissime riflessioni in campi differenti tra loro. I ragazzi inizialmente si sono avvicinati timidamente alla lettura, con la paura di penetrare nella torre eburnea della matematica, ma subito dopo si sono appassionati. Alcuni riferimenti letterari e scientifici, a volte un po’ complessi per la loro età, hanno scatenato in loro la molla della curiosità che li ha spinti a porsi domande e a ricercare. Grazie a queste pagine hanno affrontato lo studio di questa disciplina in modo alternativo più critico e coinvolgente e hanno riflettuto sulla vita.
L’incontro con Chiara Valerio è stato entusiasmante, hanno seguito con attenzione e attiva partecipazione i suoi racconti, le sue deduzioni, hanno intercettato il suo animo palpitante e l’hanno sentita “una di loro”.
Antonella Adinolfi insegnante di matematica presso il Liceo Scientifico Salvemini di Bari.