Un bene al mondo è un romanzo unico e al tempo stesso una storia universale. Dice una cosa semplice, e lo fa con la forza della letteratura: se non nascondi quello che fa male, la vita ti sorprenderà. Un bene al mondo racconta infatti di un paese sotto una montagna, a pochi chilometri da un confine misterioso. Un paese come gli altri: ha poche strade, un passaggio a livello che lo divide, e una ferrovia per pensare di partire. Nel paese c’è una casa. Dentro c’è un bambino che ha un dolore per amico. Lo accompagna a scuola, corre nei boschi insieme a lui, lo scorta fin dove l’infanzia resta indietro. E ci sono una madre e un padre che, come tutti i genitori, sperano che la vita dei figli sia migliore della loro, divisi tra l’istinto di proteggerli e quello opposto, di pretendere da loro una specie di risarcimento. Ma nel paese, soprattutto, c’è una bambina sottile. Vive dall’altra parte della ferrovia, ed è lei che si prende cura del bambino, lei che ne custodisce le parole. È lei che gli fa battere il cuore, che per prima accarezza il suo dolore. Un bene al mondo è una storia d’amore e di crescita di un’intensità e di una poesia travolgenti, che racconta quanto può essere preziosa la fragilità se non la rifiutiamo. Basta cercarsi su una mappa, disseminare parole per trovarsi, provare altre strade e magari perdersi di nuovo.
«Quel dolore lasciato a casa era il loro segreto, lo teneva stretto come si tiene in tasca una chiave. Quella chiave ogni sera apriva il pensiero di lei, e ogni sera lo rimetteva al sicuro».
Leggi un estratto.
Di questo libro lo scrittore statunitense premio Pulitzer Michael Cunningham ha scritto: «C’è l’amore, e c’è la meraviglia. Insomma, tutto ciò per cui vale la pena raccontare la vita».
Ecco alcuni dei numerosi apprezzamenti comparsi sui giornali:
«È un diario intimo in forma di racconto, è un manuale d’addestramento alla vita, è la cronaca di una terapia riuscita. È semplicemente letteratura, come capita raramente di leggere; ci racconta da dentro: parla di noi senza neppure conoscerci. La meraviglia nelle parole, oltre le parole stesse. Toccante, doloroso, fiabesco» (Marco Belpoliti, «L’Espresso»).
«Una dolce favola senza tempo» (Stefania Scateni, «L’Unità).
«Da notare è come toccando la fiaba uno scrittore dia infallibilmente il meglio della sua lingua» (Emanuele Trevi, «La Lettura, Corriere della Sera»).
«Per Bajani scrivere non è mai un divertissement, non è mai un edonismo privo di responsabilità; assomiglia piuttosto ad un’esigenza del corpo, ad una necessità primaria come mangiare, correre o respirare. Senza dolore la vita non è umana» (Massimo Recalcati, «La Repubblica»).
«Bajani ci insegna quanto sia insensato nascondere le sofferenze, perché è proprio quando riusciamo a far pace con le nostre vulnerabilità che diventiamo più forti» (Carlotta Vissani, «F»).
«Un testo bellissimo che non è un romanzo ma una poesia, da assaporare lentamente, con gioia e dolore, ingredienti intrecciati nella condizione umana» (Vanja Luksic, «Internazionale»)
«Una bellissima favola moderna, resa con un impegno stilistico straordinario, che evoca il rapporto con la fragilità e la debolezza che ci portiamo dentro» (P. Perazzolo, «Famiglia Cristiana»).
«Andrea Bajani ha travestito da fiaba un’allegoria della condizione umana» (M. Lauro, «Panorama»).
Bajani racconta il suo libro a Radio3.
L’intervista a Rai Letteratura:
Un bene al mondo è un consiglio dell’insegnante e un consiglio di classe.
Gli studenti del liceo Duca degli Abruzzi di Treviso hanno intervistato l’autore.