Gianni SollaIl ladro di quaderni

Marilisa Antifora, Fidenza

Resoconto dell’incontro con Gianni Solla all’IIS Paciolo D’Annunzio di Fidenza

Scrivere è il piú bell’atto di ribellione. La scrittura non è altro che il tremore, il magma del vostro io interiore.

Il progetto dello Struzzo a scuola è portato avanti, da 8 anni, dalla professoressa Marilisa Antifora, e lo scorso anno ha visto coinvolte le classi 1B E 2A linguistico, insieme alle  professoresse Varani e Ghisleni con le classi 1E, 1A, 2C, 2D AFM. Ad animare la tradizionale iniziativa fissata verso la fine dell’anno scolastico – che ha visto passare autori come Mario Tozzi, Giacomo Mazzariol, Sabrina Efionayi, Antonio Galdo, il traduttore Matteo Colombo, per citarne alcuni – è da sempre la convinzione che la lettura, l’incontro diretto con l’autore e il confronto attivo siano strumenti fondamentali per smuovere coscienze e risvegliare domande.

Gianni Solla, nato a Napoli, ha saputo sin da subito creare un clima informale e coinvolgente. Nel romanzo Il ladro di quaderni, ispirato a un fatto realmente accaduto a Tora e Piccilli, si racconta l’arrivo nel 1942 di 36 ebrei deportati per i lavori coatti, in un paese dove gli uomini erano al fronte. È in questo contesto che si muove Davide, un ragazzo solitario che accudisce i porci del padre e osserva il mondo con occhi profondi e inquieti.

Al centro del dibattito con gli studenti sono emersi spunti originali e domande sentite.

Come afferma Tanvi, una studentessa tra i tanti intervenuti nella conversazione con l’autore, il libro è un romanzo che va oltre la semplice narrazione: parla di crescita, di come la conoscenza e la scrittura possano diventare strumenti di consapevolezza e trasformazione personale. È veramente impressionante questo fatto. Davide passa dall’essere un semplice guardiano di maiali a ritrovare sé stesso, prima rubando i quaderni, poi imparando a scrivere, di nascosto, poi nel teatro e nella recitazione.

E l’autore risponde che il rubare i quaderni nel libro è fondamentale; come nell’Eden, quando con l’atto di disobbedienza a Dio, la stirpe umana inizia. Quando Davide ruba il quaderno, sa che rubare è un atto disdicevole, sempre proibito in qualunque cultura, e lui rubando, disobbedendo, con quel piccolo atto di disobbedienza, si autodetermina. Si autodetermina imparando, di nascosto da suo padre che lo vorrebbe solo un guardiano di maiali, a leggere. Scopre che attraverso la lettura può dare significato alle cose del mondo, ma anche al suo mondo, quello che ha dentro.

Alla domanda su che cosa rappresenta la scrittura e che consigli darebbe a un giovane scrittore, Solla risponde incoraggiando i ragazzi a compiere questo atto:

La scrittura registra il vostro tremore interiore, la penna non è altro che l’ago di un sismografo, la grafia non è altro che la magnitudo del vostro io interiore, che poi abbiamo codificato, e sono diventati segni… nella scrittura raccogliete il magma, la lava che avete dentro. Serve esattamente a questo la scrittura! Scrivere è il piú bell’atto di ribellione.

L’incontro si è chiuso tra applausi e firmacopie, con la consapevolezza che un libro può ancora oggi essere uno strumento potente per educare, interrogare, unire; fatto per passare da una mano all’altra tra componenti di una famiglia, gruppi di amici, membri di una comunità cittadina e via via in una infinita catena di mani.

Marilisa Antifora insegna all’IIS Paciolo D’Annunzio di Fidenza (PR).