Indossare un corpo che cambia, abitare una mente che ribolle, è sí entusiasmante, spaventoso di certo, ma, soprattutto, inevitabile. Avendo da poco attraversato l’oceano dell’adolescenza – approdando nei territori precari e luminosi della giovinezza – una cosa mi è chiara: crescere è una ferita. Per diventare grandi dobbiamo scoprirci, in qualche modo individuare il nostro perimetro e quello della realtà – e non esiste alleato migliore delle ferite. Come adolescenti, come ventenni, il nostro compito è sbattere contro gli spigoli del mondo, sbucciarci le ginocchia e gonfiarci gli zigomi in una frenesia che è un po’ danza e un po’ rissa, per poi, ammaccati e vivi, cominciare a capire qualcosa di noi stessi.
I libri, per nostra fortuna, abbondano di spigoli. Quelle che vi consiglio oggi sono storie che mi hanno ispirato, ferito e appassionato come solo la buona letteratura sa fare. Due raccolte di racconti e due romanzi che non per forza trattano di adolescenti, ma i cui protagonisti si stanno sperimentando per comprendere chi davvero sono.
Primo Levi, Il sistema periodico
Per ogni racconto un elemento della tavola periodica: questa l’intuizione dietro alla raccolta. Dal ferro al mercurio, dall’oro al carbonio, seguiamo uno studente prima e un giovane chimico poi farsi largo nella vita. Sí, perché anche se Primo Levi è conosciuto soprattutto per la letteratura concentrazionaria, in lui dimorava un vero narratore, preziosa sintesi tra scienza e talento letterario. C’è tutto, in questo libro: la frenesia del liceo, il fascismo coi suoi incubi, le amicizie viscerali, i primi amori, le sfide per trovare un lavoro e una straordinaria, inestinguibile fame di vita. È un libro di passioni e ferite, dopo ogni racconto vi ritroverete a vibrare come particelle impazzite, arrivando ad assaggiare, come scrive Levi, la carne dell’orso, che ha «il sapore di essere forti e liberi, anche di sbagliare, e padroni del proprio destino».
Raymond Carver, Vuoi star zitta, per favore?
Il titolo è strano, lo so, ma da quando questi racconti sono stati pubblicata negli USA – ormai quasi cinquant’anni fa – non hanno smesso di far innamorare lettrici e lettori. Carver scrive senza un filo di grasso, creando storie che, partendo da dimessi eventi quotidiani, raccontano un’umanità intera. Potrei scrivere dieci articoli spiegandovi perché dovreste leggere Biciclette, muscoli, sigarette o il racconto che dà il titolo alla raccolta, ma se c’è una cosa che Carver insegna è la forza della semplicità. Perciò vi prometto: basteranno 17 pagine. Aprite il volume, sfogliatelo fino al settimo racconto e cominciate a leggere Nessuno diceva niente. Ritroverete una vostra metà.
John Fante, Chiedi alla polvere
Arturo Bandini non ha soldi, non ha un amore, non è uno scrittore, ma sogna tutto questo. Nella Los Angeles degli anni Trenta, il protagonista si affaccia sull’orlo della vita, incantato dal turbine di possibilità e fallimenti mischiati alla polvere del West. Prima di rendervene conto, starete ridendo e soffrendo con Arturo quando pranza con qualche mandarino perché ha finito i soldi, quando vagabondeggia per la città cercando una nuova storia, quando in un bar incontra Camilla, amandola e disprezzandola a un tempo perché gli ricorda ciò che lui è: un emarginato. Ero agli ultimi anni di liceo quando lessi questo libro, e ricordo la sensazione delle pagine che prendevano fuoco. Mi ha divertito, commosso, fatto arrabbiare e innamorare. Non posso che augurarmi che appicchi un incendio anche in voi.
Paul Auster, 4321
Per ultimo il libro piú importante. Ridotto ai minimi termini, 4321 racconta la vita di Archie Ferguson, da prima della nascita fino ai vent’anni. La vita di Archie, o, meglio, le sue vite. Auster scrive quattro romanzi in uno, narrando in parallelo quattro diverse vite dello stesso protagonista, svitando l’orizzonte del possibile e mostrandoci l’impatto che il caso può avere sulle nostre esistenze. C’è la giovinezza, in questo libro, e l’amore per Amy e la scrittura, l’assassinio di Kennedy, la pallacanestro, le lotte degli afroamericani, la morte e il sesso e l’ispirazione. Era l’estate della quarta liceo, con quel caldo della Pianura che potrebbe incenerire persino le zanzare. A torso nudo, col corpo magrissimo e le scapole sporgenti, mi ero sdraiato sul pavimento aprendo 4321 per la prima volta. Non sapevo in che storia stavo per immergermi, non sapevo che se alcuni libri ti feriscono, altri ti s’infilano nella carne proprio, e diventano parte di te, e respirano attraverso di te, e dopo che leggerai l’ultima frase non sarai piú lo stesso, e comincerai a muoverti nel mondo gonfio di stupore per la ricchezza della vita, per la ricchezza delle storie.
Se davvero crescere è una ferita, vi auguro tutte le ferite del mondo.