Un libro allegro e inconsueto, che mescola le forme narrative e le voci, le trame dei grandi romanzi alle biografie dei loro autori. La storia di un’educazione letteraria (e sentimentale) avventurosa, un po’ sghemba e strenuamente spensierata.
Eleonora, «trentadue anni, impiegata di concetto, sposata felicemente», da bambina ha scritto un romanzo sulle pecore che ha mandato in solluchero la mamma. Ed è stata proprio sua madre a piantarle in testa il sogno di diventare una scrittrice, ma da quel momento Eleonora non ha piú buttato giú una sola riga, neppure sulle pecore, limitandosi a farsi fotografare di tre quarti con sguardo assorto come i grandi romanzieri. Veste di scuro, ha capelli e unghie fragili – e fragile sembra anche la sua felicità: si è impegnata talmente a non farsi sovrastare dal dolore, che adesso non sente piú niente con chiarezza.
Quando finalmente si decide a frequentare un laboratorio di scrittura, scopre che i suoi compagni, un manipolo di studenti malinconici e sentimentalmente instabili, sono tutti come lei: aspiranti scrittori che però non scrivono mai. A guidarli c’è Enrico, che sembra materializzarsi giusto il tempo delle sue lezioni. Sarà perché fa l’attore, ma il suo metodo appare fin da subito poco ortodosso. Anziché farli scrivere, li obbliga a recitare nei panni di Romeo e Giulietta. A bruciapelo rivolge loro domande tipo: «Siete innamorati come Emma Bovary?», «Brillate come Anna Karenina?», «Sareste capaci di vivere nei boschi?» Spaesati, addirittura sospettosi, Eleonora e i suoi compagni si ritrovano cosí a studiare – e a copiare – le abitudini e le manie di Tolstoj, Mary Shelley, Stevenson e Conan Doyle, ma pure quelle dei loro personaggi.
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«Con umorismo lieve, con una simpatia per l’umanità e una freschezza rare questo libro vi farà ritornare alla vostra vita con l’impressione di essere stati rinfrancati nel profondo» (Ilaria Gaspari).
«Un po’ manuale di scrittura, un po’ romance, un po’ buco di serratura da cui spiare le caotiche esistenze delle grandi menti della letteratura. Per ricordarci che “c’è molto piú amore che nebbia”. Nei libri come nella vita» (Beatrice Salvioni).
«Un romanzo delizioso sul potere delizioso delle storie» (Laura Pezzino).
«Un romanzo all’insegna dell’ironia e della leggerezza, con un plot capace di intrigare il lettore senza rinunciare a una riflessione metanarrativa e metaletteraria che si traduce in una giocosa celebrazione del fascino e del potere degli scrittori e delle loro opere» (Marzia Fontana, «La Lettura – Corriere della Sera»).
«In pandemia ho sentito il bisogno di ritrovare il contatto con le passioni profonde. Cosí ho riletto i classici e mi piace curiosare nella vita degli scrittori», racconta l’autrice nell’intervista di Francesca Rosso su «La Stampa».