C’era uno sport che veniva praticato nei campi di concentramento, il pugilato. Piaceva al Führer, piaceva alle guardie naziste che scommettevano sugli incontri, piaceva ai kapò che obbligavano i prigionieri a combattere di notte su ring improvvisati. Sono tornato per te racconta la storia di chi è sprofondato in quell’inferno e ne è uscito aggrappandosi a un ricordo.
Cono Trezza e Serenella Pinto sono due giovani del Sud, cresciuti nella zona del Vallo di Diano, tra Campania e Basilicata. Lui contadino, lei figlia di un artigiano di idee socialiste. Si sono conosciuti che erano adolescenti, aspettano solo il momento di sposarsi. Ma sono gli anni Trenta del secolo scorso, e a mettersi tra loro ci sono i fascisti. Soprattutto Romano, il figlio del podestà. Stufo di subirne l’arroganza, Cono si ribella, compiendo un gesto che la sua famiglia pagherà a caro prezzo. Poi la partenza per il servizio militare, e dopo l’8 settembre 1943 la deportazione in Germania. A tenerlo in vita, saranno la speranza di rivedere Serenella, l’aiuto di un compagno di prigionia dal cuore grande e la sua abilità nel tirare di boxe.
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«Con questo romanzo Marone ancora una volta mescola realismo e impegno civile, cosa che, lo abbiamo visto con Le madri non dormono mai, gli riesce benissimo, andando a recuperare qui anche il filone storico e quella narrativa di guerra di stampo novecentesco in una storia che offre innumerevoli spunti di riflessione sul significato dell’esistenza» (Ilaria Zaffino, «la Repubblica»).
«Con sapienza narrativa Marone governa un ordito a doppio binario, a rispecchiare due realtà lontanissime: da una parte l’insolita rappresentazione della civiltà contadina meridionale con i suoi rituali e i suoi legami durevoli, dall’altra la descrizione cruda del campo di sterminio» (Titti Marrone, «Il Mattino»).
Lorenzo Marone è stato ospite al programma di La7, Omnibus: