Lyman Frank BaumIl Mago di Oz

Ester Armanino, scrittrice

Tutti, prima o poi, ritorniamo a Oz. Ci torniamo quando non ricordiamo piú cos’è che davvero stiamo cercando: un cervello, un cuore, un po’ piú di coraggio, o magari la strada di casa? Ci torniamo perché sappiamo che – qualunque cosa sia – di certo è nell’ordine delle cose che si ottengono percorrendo un sentiero di mattoni con determinazione. Anche se sappiamo che alla fine del viaggio, dopo prove e ostacoli, scopriremo che il Mago Grande e Terribile è in realtà un mago farlocco e che non è tutto smeraldo ciò che luccica di verde: chi se ne importa. Ci torniamo per rispondere al dovere di essere diversi (noi stessi) e affermare il diritto di essere uguali agli altri. Per ritrovare gli amici con cui abbiamo condiviso il viaggio e dei quali ormai non possiamo piú fare a meno.

Sarebbe infatti molto sciocco rinunciare alla gentilezza di un Taglialegna di latta: «voi che avete un cuore, avete qualcosa che vi guida a non essere cattivi, ma io non ho il cuore, quindi devo fare molta attenzione»; o alla saggezza di uno Spaventapasseri: «un cervello è l’unica cosa che valga la pena possedere a questo mondo, che si sia cornacchie o uomini»; o alle fusa rumorose di un Leone Codardo addormentato in un campo di papaveri. Sciocco reprimere quel lecito bisogno di uragani che ogni tanto mettano in discussione tutto, che ci scaraventino lontano da casa per riscoprire il desiderio assoluto di farci ritorno. Rinunciare a essere Dorothy, alla quale non basta un souvenir della Città di Smeraldo per essere felice.

Questa è per me la grande occasione che la lettura del classico di Lyman Frank Baum rappresenta per tutti, bambini e adulti. Un viaggio nel discernimento di noi stessi cosí da non rischiare di rimanere intrappolati nel paese del Re delle Scimmie: «nessuna Scimmia Alata è mai stata in Kansas, e immagino che mai ci andrà, perché non è quello il nostro posto». Quale sia il nostro posto, sarà sempre una questione non facile da affrontare. Ma immaginazione e letteratura possono indicarci il sentiero di mattoni gialli che almeno ci farà conoscere il posto degli altri.