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«Andare via. È allora che la vita sembra poter accadere in maniera piú decisa e repentina. Intensa e imprevista».
Viaggiare non vuol dire soltanto attraversare il cuore segreto dei continenti. Viaggiare è anche l’uscita dall’infanzia, l’inizio di un’amicizia, la rottura di un legame che credevamo non potesse finire mai, il disincanto e la delusione, il conforto e il riscatto. Controvento racconta le storie di personaggi famosi – artisti, scrittori, architetti, scienziati – che attraversando un ponte, mettendosi su una strada, salendo su un autobus o un treno, hanno trovato il modo di cambiare e trasformarsi.
Paul Gauguin non sapeva quanto sarebbe cambiata la sua esistenza quando decise di abbandonare il grigiore della città per imbarcarsi alla volta di Tahiti, né Vincent Van Gogh aveva capito cosa davvero gli servisse per diventare pittore prima di affrontare a piedi il cammino tra il Belgio e la Francia. E ancora, il viaggio in auto dell’architetto Oscar Niemeyer per dare vita a una città mai esistita prima, la traversata transiberiana di David Bowie e quella oceanica di Albert Einstein in fuga dalla follia nazista, la soglia inattesa con cui è costretta a misurarsi Frida Kahlo e la fuga di Joni Mitchell dalle battaglie meschine della fine di un amore.
Una raccolta di storie che è allo stesso tempo racconto di viaggio e di vita: perché è quando si va altrove che le cose importanti cominciano ad accadere, quando siamo messi alla prova e scopriamo una parte di noi che prima non conoscevamo. È altrove che riusciamo a recuperare la vera dimensione di noi stessi.
Leggi un estratto.
«Le storie si accendono una dopo l’altra, palpitanti e rocambolesche, come lampi che illuminano la notte. E ci ricordano che a volte la luce si nasconde dietro l’angolo. Basta saperla vedere» (Emanuele Coen, «L’Espresso»).
«Sono favole eppure assolutamente vere, pezzi di vita che riprendono vita» (Michele Lauro, «Panorama»).
«Intenso e sorprendente» (Vanja Luksic, «Internazionale»).
«Controvento è anche un viaggio interiore nella coscienza dell’uomo» (Giovanni Pacchiano, «il Fatto quotidiano»).
L’intervista a Radio 2.
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