Piergiorgio PaterliniBambinate

Liceo Mancini, Avellino
Classe: IV L

Bambinate è chiaramente un libro con un obiettivo ben preciso, che scavalca l’intrattenimento fine a se stesso: è una denuncia, un manifesto contro ciò che si potrebbe definire bullismo, ma che in realtà non è facile da definire con una parola. Il romanzo è breve ma dal forte impatto emotivo, e riesce a toccare le corde giuste e ad attivare la mente.

La trama è sostanzialmente semplice: il venerdí santo del 1965 un ragazzo di un piccolo paese italiano (il quale per tutta la durata del romanzo rimane anonimo, forse per facilitare l’immedesimazione del lettore nella vicenda, che è il vero obiettivo dell’opera) si ritrova, involontariamente, a partecipare a una vera e propria via crucis ai danni di un bambino sfortunato, assumendo il ruolo di Pilato. L’evento viene dimenticato dal protagonista, che lo rievoca solo molti anni dopo, nel 1995, quando si è ormai lasciato alle spalle il suo vecchio paese e la sua vecchia vita.

A provocare l’esplosione dei ricordi è il figlio Thomas, che il narratore scopre essere vittima di pestaggi e prese in giro. Nello sguardo del figlio ritrova quello di Denis, il bambino che veniva bullizzato ai tempi della sua infanzia. Con la coscienza di un adulto si ritrova a scandagliare i recessi della sua anima alla ricerca di un’assoluzione dal suo antico peccato, e la trova nel 2015, quando la sua vecchia classe decide di organizzare una riunione in onore del loro cinquantenario. Il protagonista parte allora per la sua vecchia casa usando la rimpatriata come pretesto per espiare quella colpa che lo sta lacerando da anni.

La trama è questa, ma a colpire maggiormente non è la storia: è il modo in cui l’autore comunica con i lettori. Lo stile rispecchia la trama: semplice, denso, veloce, incisivo nella sua scorrevolezza, perché lo scopo è quello di trasmettere un messaggio chiaro. Tramite l’uso di un linguaggio colloquiale, intimo, quasi complice, l’autore vuole far bene intendere come i fatti narrati non siano estranei alla nostra realtà e a ciò contribuisce la costruzione di uno sfondo realistico, che a ogni accenno a elementi moderni come whatsapp o iphone sembra voler urlare: «Tutto questo sta accadendo qui, oggi».

Come spesso lo stesso protagonista sottolinea, il bersaglio dell’autore non è il fin troppo sotto i riflettori bullo, ma l’osservatore, colui che guarda ma non vede, o vede ma non capisce. In questo il narratore è un uomo come tanti: chi, nella propria vita, non si è trovato in una situazione simile? La differenza sta nel fatto che lui prende infine coscienza del suo peccato e decide di agire, per evitare che riaccada o, almeno, per portare un po’ di giustizia a chi ne ha sofferto.

Grande pregio del libro è quello di saper catturare l’attenzione del lettore, utilizzando l’intrigante tecnica della narrazione divisa in piú linee temporali che si accavallano, presentando nel presente le conseguenze di un evento misterioso che viene lentamente scoperto dal lettore. Bambinate è, dunque, un lavoro che, come suggerisce l’autore stesso, per mezzo di un personaggio del libro può rivelarsi catartico per chi si ritrova nei fatti narrati e un punto di riferimento per tutti gli altri.

Luca