Greg è un diciassettenne sovrappeso dalla battuta facile il cui unico scopo nella vita è scivolare inosservato attraverso quella guerra fredda fra bande che è il liceo. Un giorno la madre lo informa che una sua compagna, Rachel, ha contratto una grave forma di leucemia e lo costringe a passare del tempo con lei. Greg ha da sempre l’hobby di girare e interpretare pellicole amatoriali con l’amico Earl, così, quando scopre che Rachel trova i suoi film divertenti, finisce per girarne uno dedicato a lei. Greg racconta la storia in prima persona alternando in modo apparentemente sconnesso monologhi interiori, liste, dialoghi e stralci di sceneggiatura, in una sorta di esilarante collage post-moderno.
Quel fantastico peggior anno della mia vita è un romanzo sulla malattia e l’amicizia che, come la vita stessa, sa tenere insieme risate e lacrime, dolore e divertimento. E sa raccontare la morte, e la necessità di farvi i conti, con quella leggerezza e quella sensibilità che solo i ragazzi possiedono.
«Io sono Greg, quello che ha scritto questo libro. Poi c’è Earl, il mio amico. E questa è la storia dell’anno che lui e io abbiamo passato con Rachel, cercando di tirarla su. Per lei abbiamo anche girato un film. Forse il piú brutto film di tutti i tempi».
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«Una cosa su cui voglio essere chiaro è che Quel fantastico peggior anno della mia vita non è incentrato sul cancro, ma sull’amicizia e l’amore. Non ci sono dichiarazioni lacrimose o amori immortali o viaggi iniziatici; ci sono dei ragazzi che fanno i ragazzi in una situazione difficile» («The Guardian»).
Il film tratto dal romanzo ha vinto sia il Gran Premio della Giuria che il Premio del pubblico al Sundance Film Festival.
Alcuni commenti su Goodreads:
«Il miglior libro d’esordio che abbia mai scritto» (Jesse Andrews).
«Oh mio dio! Che cosa ho appena finito di leggere?» (Raeleen Lemay).
«Questo libro fa morire dal ridere. Sono scoppiata a ridere praticamente a ogni pagina» (Kat O’Keefe).
«È un libro assurdamente bello. Mi è piaciuto un sacco e ho riso a squarciagola in un sacco di passaggi. Non è il tipico YA – o la tipica storia sul cancro, se è per questo – e mi è piaciuto proprio per quello. LEGGETELO» (Maureen).
«Avrò bisogno di un po’ di tempo per riprendermi, dopo averlo letto» (Joel).
«Questo libro è la cosa più figa mai inventata dai tempi della pizza» (Kat Stark).