Liceo scientifico Carlo Cafiero, Barletta
Classe: I A
Docente: Silvia Grima
Il romanzo di Marco Marsullo I miei genitori non hanno figli ritrae l’adolescenza di un ragazzo come tanti che, inseguendo il sogno di diventare un giornalista, convive con il disagio di una famiglia alla deriva, di cui solo lui sembra essere consapevole.
Non c’è rancore nelle parole che il narratore rivolge ai genitori: anzi, sono di una semplicità disarmante e di un’ironia coinvolgente. Il ragazzo rimprovera il padre e la madre delle loro mancanze dimostrando maturità e consapevolezza, qualità che loro stessi non hanno saputo trasmettergli. Rammarichi e amarezze hanno modo di trasparire in una divertente narrazione di una quotidianità imprevedibile, in cui si alternano lo scetticismo e il rassegnarsi di un figlio davanti alle frivolezze e le assurdità dei genitori.
La madre, donna legata alle apparenze, si circonda di futilità per colmare vuoti più profondi: l’indifferenza verso gli aspetti più importanti della vita – come la scelta dell’università del figlio – ne sono la conferma. Inoltre frequenta numerosi partner, tra cui Saverio, che rappresenta un’occasione di fuga dalla realtà e che lei trova interessante solo per i suoi racconti di viaggi e avventure illusorie.
Il padre, amante della caccia e delle escursioni nei boschi, insiste nel frequentare il figlio quasi imponendosi i doveri di genitore rispetto ai quali, però, sembra fallire miseramente. È un uomo incapace di costruire un rapporto sano con il figlio, con il quale si ritrova a sostenere dialoghi superficiali e stanchi, tanto che preferisce rifugiarsi nella quiete della natura.
I miei genitori non hanno figli è un libro significativo perché racconta la rabbia e l’amore di un adolescente verso due adulti che – nonostante il legame di sangue – con lui non hanno più argomenti da affrontare, troppo occupati dal lavoro e dagli impegni.
Molti di noi si sono rispecchiati nei pensieri del protagonista e nei suoi modi di fare: i motivi per cui un genitore può arrivare a salutare a malapena il figlio sono numerosi, talvolta possono avere a che fare con lo scarso rendimento scolastico, talvolta le cause sono più serie, in ogni caso non avere una guida accanto è bruttissimo. Senza un adulto che ti indichi la via giusta per il futuro si può anche prendere una strada sbagliata.
Una frase che ci ha colpiti molto è stata: «Il silenzio è la peggior arma di distruzione familiare di massa». Con queste poche parole il protagonista sottolinea quanto il rapporto con i genitori sia completamente svanito, come del resto il significato della parola «famiglia» era sparito già da tempo.
Marco Marsullo si schiera dalla parte di tanti adolescenti con genitori separati che si rivedono in questo diciottenne cresciuto forse troppo in fretta. Il linguaggio di questo libro è semplice ma allo stesso tempo efficace, perché è alla portata di noi ragazzi. Questo modo di scrivere ci è piaciuto molto, e continueremo senz’altro a leggere i libri che scriverà questo autore.