Liceo scientifico A. Genoino, Cava de’ Tirreni (Salerno)
Classe: V C
Alunno: Fedele Di Nunno
Docente: Erminia d’Auria
La storia straordinaria di Lucina è divisa in tre parti, similmente alle cantiche della Commedia di Dante, in cui la protagonista affronta un percorso di «catarsi» attraverso i pregiudizi del popolo. La mammana rappresenta la forza di volontà e di rivalsa, l’affermazione della propria libertà nella diversità. Stella è l’emblema della vittoria, simbolo dell’intelligenza che supera i limiti fisici imposti dalla vita. Bartolomeo è l’amante di Lucina, fedele alla sua bellezza e alla sua forza d’animo.
Biagio, prima di «rinascere» donna, affronta la cruda realtà: alcuni suoi amici lo molestano nel «campo stellato», un luogo che dovrebbe rievocare la bellezza del cielo notturno, e invece si trasforma nel suo peggior incubo. In seguito, il ricordo di quest’episodio la renderà cauta nei confronti della «donna delle stelle», Laura. Lucina scoprirà da questa donna nordica il valore più importante della vita, mai provato prima a causa della sua chiusura totale nei confronti della società, la «sorellanza».
L’anti-Lucina del romanzo è Rosalba, femminiello che ha costruito la sua vita e fortuna intorno alla prostituzione. È sfacciata, in netto contrasto con il personaggio principale che tende a ritagliarsi un piccolo spazio nella caotica Napoli di metà Ottocento. La città disorienta la mammana, abituata al suo paesino sperduto nelle montagne, Lucina ha paura che possa attentare alla sua vita e a quella di Stella. Invece, con il passare del tempo, capisce che, nel mare magnum di civiltà che Napoli contiene, non si sentirà diversa da tutti quei popoli, anzi, la balia Nunzia dimostrerà che in quel guazzabuglio c’è più umanità che in altri paesi.
La scrittrice mette in luce il concetto di diversità, considerandolo un «particolare» che brilla nell’omologazione, rompe gli schemi del tempo, garantendo al lettore una visione del «diverso» molto più ampia. L’amore, linfa vitale, abbatte i pregiudizi di una società immersa nell’oscurità del «tabù».