Può una storia ambientata nel regno di Napoli a metà Ottocento essere così contemporanea? Sì, perché Antonella Ossorio narra di una diversità senza tempo, e al tempo stesso della libertà di cercare la propria identità.
Al centro del romanzo ci sono infatti due solitudini speciali che sapranno conquistare il proprio posto nel mondo, sfidando ogni destino già scritto. Perché quello che siamo è ciò che scegliamo di essere ogni giorno.
«Eppure a vederli parevano una famiglia come le altre. Anzi, quasi come le altre, perché né la bellezza di Lucina né il candore di Stella erano merce comune».
Nella notte del primo marzo 1843, sotto una cometa che sembra minacciare sventura, viene al mondo una bambina. È un parto complicato, che potrebbe finire male se ad assistere non ci fosse Lucina, la mammana del paese, e forse sarebbe meglio cosí: la piccola è una «capa janca», e dunque maledetta. Sarà proprio Lucina, dopo averla salvata dalle reazioni superstiziose dei genitori, a darle un nome – Stella – e farle da madre, portandola via da quel posto che rifiuta entrambe. La mammana infatti, dietro la sua bellezza conturbante, ha nascosto per molto tempo un segreto. Con l’aiuto di Bartolomeo, corteggiatore ostinato tenuto a debita distanza, Lucina si trasferisce a Napoli. La Napoli che ci racconta Antonella Ossorio è una città libera e ribelle, dallo splendore oltraggioso, colta nel pieno dei tumulti del 1848. Ma neppure nel brulichio della città, accogliente e minacciosa insieme, sembra riuscire a trovare pace. Perché «cosí com’è un azzardo giurare per sempre, è un peccato di superbia affermare mai piú».
Antonella Ossorio mescola con sapienza romanzo storico e saga famigliare, tessendo una storia ammaliante e originale. La storia di tutti quelli che con fierezza e coraggio, nello scontro quotidiano tra doveri e desideri, non rinunciano a cercare la propria strada.
Un romanzo scrigno che racchiude turbamenti e gioie, amori e vendette, insomma la vita.
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«Il linguaggio che impiega Antonella Ossorio, dalle sfumature arcaiche e dai poderosi accenti dialettali, è il mezzo che più di ogni altro traduce le emozioni dei personaggi e le conduce direttamente alla sfera emotiva del lettore» (Laura Capuzzo).
«Antonella Ossorio in questo romanzo raggiunge l’esattezza della forma, e la complessità dell’intreccio, in una sorta di definitiva consacrazione» (Nando Vitali).
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